“Smorta e Nino D’Angelo volevano cinquanta milioni di lire”, le richieste a due imprenditori: un ufficio dato alle fiamme

 
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Gela. “Crocifisso Smorta si presentò insieme a Nino D’Angelo, era credo

il soprannome di Rosario Trubia. Mi chiesero un prestito da cinquanta milioni di lire. Dissi che non avevo quei soldi”.

“Mi chiesero un prestito da cinquanta milioni di lire”. Uno degli imprenditori, in passato finito nel mirino dei clan di cosa nostra, ha raccontato quanto accadde con la “visita” dei capi delle famiglie locali. Smorta e Trubia si presentarono da lui, chiedendogli la messa a posto. “Qualche giorno dopo, lo ricordo bene perché era quasi la fine dell’anno – ha proseguito – subimmo l’incendio di uno dei nostri uffici, nel cantiere a Settefarine”. L’imprenditore è stato ascoltato dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, nel processo che si celebra contro Giuseppe Stimolo, Orazio Meroni, Giovanni Avvento e Giacomo Cagnes, già in forza alla Marina. Sono tutti accusati di estorsione ma anche del possesso di armi, sempre per conto di cosa nostra. “Non ricordo bene quei fatti – ha detto l’altro imprenditore sentito in aula – è passato molto tempo. Danneggiamenti ne abbiamo subiti diversi in cantiere. Cinquemila euro dati a Gianluca Gammino? Non lo ricordo”. E’ stato il pm della Dda di Caltanissetta Luigi Leghissa a tracciare uno spaccato di quel periodo, chiedendo conferme agli imprenditori sentiti in aula, titolari di un gruppo edile. L’indagine è nata dalle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, ad iniziare da Giuseppe Scicolone. Per i poliziotti della mobile di Caltanissetta, a loro volta in aula a testimoniare, tutti gli imputati sarebbero stati a disposizione dei gruppi di cosa nostra. Ipotesi respinte dai difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Francesco Cottone, Mariella Giordano e Giuseppe Di Stefano. Nel procedimento vennero coinvolti diversi ex affiliati ai clan locali e alcuni collaboratori di giustizia che, però, hanno già definito le loro posizioni processuali. Saranno altri collaboratori di giustizia ad essere sentiti nel corso delle prossime udienze. A parlare saranno lo stesso Crocifisso Smorta, Carmelo Billizzi e Salvatore Cavaleri.  

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