Sospetti sul certificato rilasciato per la caccia, cade l’accusa di falso: emessa l’assoluzione

 
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Gela. Secondo la procura, almeno sulla base delle iniziali contestazioni, il certificato medico finito sotto verifica avrebbe attestato condizioni non corrispondenti a quelle effettive. Venne rilasciato per il rinnovo del porto d’armi, finalizzato alla caccia. E’ arrivata però l’assoluzione per chi l’aveva ottenuto. Sulla posizione di Sebastiano Perna il giudice Antonio Fiorenza si è espresso con un’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. In base ai primi accertamenti, si ipotizzò che il certificato medico fosse stato rilasciato seppur Perna avesse ormai perso del tutto la vista da uno degli occhi e per l’altro “presentasse segni di cataratta”. Nel dibattimento, le accuse venivano mosse anche al medico che rilasciò la certificazione. Il dottor Emanuele Salafia, intanto, è deceduto e per lui il procedimento si è chiuso con il non doversi procedere (è stato difeso dal legale Antonio Gagliano). La difesa aveva comunque escluso irregolarità. Uno dei funzionari dell’ufficio sanitario provinciale, in giudizio, ha spiegato che il porto d’armi può essere rilasciato purché ci siano almeno otto decimi dall’altro occhio.

Non escluse che i segni di cataratta potessero essere emersi successivamente. E’ caduta l’accusa di atto falso, come chiesto dai legali di Perna, gli avvocati Samantha Rinaldo e Francesco Castellana. Anche la procura ha concluso per una sentenza di assoluzione ma con la formula “per non aver commesso il fatto”.

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