Sottosuolo a rischio, “il Sin va ampliato ai pozzi ma perchè il Comune rimane muto?”

 
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Gela. “I carotaggi e i controlli nel sottosuolo devono essere estesi anche a quell’area, potenzialmente già contaminata, che comprende almeno un centinaio di pozzi estrattivi”.

Il Sin va ampliato. La richiesta da parte dei funzionari dell’Asp, tutta incentrata sull’ampliamento del perimetro del sito d’interesse nazionale, è stata inoltrata da tempo ma gli enti locali, compreso il comune, non hanno mai dato seguito.
Per questa ragione, l’esponente locale della Lipu Emilio Giudice chiede chiarezza. “Il perimetro del Sin – spiega – cioè quella porzione di territorio locale che ha subito le conseguenze maggiori dall’impatto industriale va ampliato. L’indicazione arriva direttamente dai funzionari del ministero dell’ambiente e i tecnici Asp hanno confermato. Perché gli enti locali, con il Comune in testa, non danno seguito a questa procedura?”.

I pozzi e gli oleodotti.
In ballo, secondo lo stesso Giudice, c’è almeno un ettaro di territorio che continua ad ospitare pozzi estrattivi in attività oppure oramai fermi. “Purtroppo – continua – in passato, la consuetudine era quella di sotterrare non solo scarti di produzione ma anche sostanze potenzialmente pericolose. Per questo motivo, gli accertamenti vanno estesi lungo quella fascia che ospita circa 60 chilometri di oleodotti”. Al momento, però, tutto rimane fermo. “Come Lipu – ammette Giudice – non siamo ancora riusciti ad avere dal ministero neanche i risultati dei carotaggi effettuati all’interno dell’area della riserva Biviere. Siamo convinti, infatti, della presenza di vere e proprie discariche interrate. Peraltro, dei venti milioni messi a disposizione della regione, solo 900 mila sono stati contabilizzati. Cosa n’è stato delle altre somme? Tra quei soldi, ci dovrebbero essere i fondi necessari alla bonifica delle discariche presenti nella zona protetta del Biviere”. 

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