Spacciavano anche l’eroina, i presunti pusher non parlano: Stamilla, “ne faccio uso da 30 anni”

 
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Le attività di spaccio ricostruite dai carabinieri

Gela. “Faccio uso di eroina da trent’anni. La vendevo dopo averla acquistata a Palermo o a Catania”. Il quarantaseienne Salvatore Stamilla, coinvolto nell’inchiesta “Drug station”, è stato sentito dal giudice delle indagini preliminari, nel carcere di Caltanissetta dove è detenuto. Difeso dall’avvocato Salvo Macrì, deve rispondere alla accuse mosse dai pm della procura e dai carabinieri. Sarebbe stato lui, infatti, ad organizzare un gruppo di pusher, attivi nel mercato della droga in città. L’area di riferimento era quella compresa tra la stazione ferroviaria e il quartiere Villaggio Aldisio. Non solo l’eroina, ma anche cocaina, hashish e marijuana. Stamilla, in base alla versione resa, si sarebbe sistematicamente recato nelle piazze di spaccio dove poteva acquistare eroina, che invece non si trovava in città. “Capitava che la cedessi a chi me la chiedeva, facendomi pagare”.

Davanti al gip, si sono presentati anche altri indagati. Piero Frazzitta e Daniele Nocera (difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Raffaela Nastasi e Giovanni Cannizzaro) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Non hanno parlato neanche Mirko Greco e Gaetano Morello, difesi dall’avvocato Francesco Enia. Dal gip, invece, ha respinto le accuse il quarantenne Giuseppe Marangolo, difeso dagli avvocati Sinatra e Nastasi e attualmente sottoposto all’obbligo di firma. Per gli investigatori, avrebbero tutti avuto un ruolo nel giro di droga scoperto dai carabinieri del reparto territoriale.

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