Spari a Settefarine, prima minacce e il danneggiamento di un’auto: due a processo

 
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Prima degli spari e dell'intervento dei carabinieri ci sarebbero state minacce e il danneggiamento di un'auto

Gela. Prima degli spari di tre anni fa, in strada nel cuore del quartiere Settefarine, ci sarebbero state minacce e aggressioni e ora ne dovranno rispondere in due. Per i colpi di arma da fuoco, con l’iniziale accusa di tentato omicidio (in appello derubricata a tentate lesioni aggravate), venne arrestato il giovane Ruben Raitano, che fece fuoco contro tre rivali. Condannato ad otto anni di reclusione in primo grado, con l’accusa di triplice tentato omicidio; in appello le contestazioni vennero derubricate in tentate lesioni aggravate, con la pena ridotta a tre anni e tre mesi. A processo, adesso, sono finiti due dei rivali del giovane, contro i quali fece fuoco. Rosario Calabrese e Angelo Calabrese devono rispondere di minacce, percosse, danneggiamento e delle presunte violenze, anche ai danni di familiari di Raitano. Si tratta di fatti che precedettero gli spari. Come sempre spiegato dalla difesa del giovane, sostenuta dall’avvocato Cristina Alfieri, avrebbe sparato con un’arma modificata solo per difendersi. I Calabrese, rappresentati dal legale Davide Limoncello, dovranno rispondere alle contestazioni. Secondo quanto ricostruito dai pm della procura, prima degli spari sarebbero stati loro a danneggiare la vettura dei familiari di Raitano e a minacciarli pesantemente. Pare che tutto fosse stato causato da alcuni dissidi precedenti.

Il giovane poi si armò, impugnando una pistola modificata e sparando, ma per la difesa senza l’intenzione di uccidere. Il giudice del tribunale valuterà ciò che accadde prima che spuntasse l’arma e dovrà verificare le eventuali responsabilità dei due imputati.

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