Spari al “Gb oil”, otto anni a Di Giacomo per tentato omicidio: condannati licatesi

 
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I carabinieri sul luogo degli spari

Gela. Otto anni di reclusione per Paolo Quinto Di Giacomo. La condanna è stata pronunciata dal gup del tribunale, Roberto Riggio. La decisione è arrivata a conclusione del giudizio abbreviato, richiesto dalla difesa. L’imputato, lo scorso anno, sparò contro due licatesi, ferendo anche un carabiniere e un operatore del 118. Il panico si scatenò, nell’arco di pochi minuti, nell’area di servizio “Gb oil”, a ridosso di Macchitella. Di Giacomo fece fuoco a seguito di una rissa, che solo poco prima era scoppiata all’interno del bar. I licatesi, da quanto emerso, avrebbero provocato un gruppo di gelesi, usando parole pesanti rivolte a due donne, presenti nell’attività. Volarono offese e poi si arrivò allo scontro, anche a colpi di sedia. Di Giacomo arrivò successivamente, impugnando una pistola, con matricola abrasa, e sparò. Pare volesse difendere la sorella. Due licatesi rimasero feriti e furono trasferiti in ospedale. Il pm Mario Calabrese, al termine della requisitoria, aveva chiesto dieci anni di detenzione. Questa mattina, in aula, la difesa, sostenuta dall’avvocato Davide Limoncello, è tornata su una riqualificazione della contestazione principale. Per il legale, non si sarebbe trattato di tentato omicidio ma di lesioni. Di Giacomo non avrebbe avuto intenzione di uccidere. Il gup, nel dispositivo finale, ha escluso la premeditazione. La difesa dell’imputato si rivolgerà alla Corte d’appello. Tre anni di reclusione, invece, sono stati imposti al licatese Michele Cavaleri, accusato di lesioni e resistenza. E’ uno dei feriti, che avrebbe provocato i gelesi. Il pm aveva chiesto una pena di due anni di detenzione. Un anno di reclusione, infine, è stato disposto per un altro licatese, Salvatore Incorvaia, che avrebbe dato man forte in quelle concitate ore. Sono entrambi difesi dal legale Giuseppe Vinciguerra.

Altri coinvolti, accusati solo della rissa, hanno ottenuto l’ammissione alla messa alla prova. I carabinieri e i pm della procura diedero subito un volto ai responsabili. L’intera azione di Di Giacomo fu ripresa dai sistemi di videosorveglianza della stazione di servizio. Il carabiniere ferito si è costituito parte civile, con il legale Francesco Enia.

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