Spari contro il rivale per l’estorsione, in appello ridotte condanne ai gelesi Caci e Falsaperla

 
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La scena dell'agguato ripresa dai sistemi di videosorveglianza

Lecce. A dare manforte ai Russo, tre anni fa a Nardò, sarebbero arrivati anche i gelesi Angelo Caci e Rocco Falsaperla, da tempo residenti nel nord Italia. Gianni Calignano venne raggiunto da un colpo di pistola, nel cuore del centro storico della città salentina. Per gli investigatori, avrebbe tentato di far saltare l’estorsione ad un esercente del luogo. Dopo le condanne di primo grado, i giudici della Corte d’appello di Lecce hanno rivisto al ribasso l’entità dei verdetti. Quattro anni e sei mesi di detenzione al quarantottenne Caci (in primo grado era stato condannato a sei anni) e tre anni al quarantacinquenne Falsaperla (il verdetto di primo grado gli aveva imposto quattro anni). Quindici anni e tre mesi, invece, a Francesco Russo (erano stati diciassette e tre mesi in primo grado) e tre anni a Giampiero Russo (quattro anni nel precedente giudizio). Sono stati assolti Giuseppe Calignano e Evilys Pimentel Roque, la donna che avrebbe coperto la fuga chi ha sparato. Tra le accuse, oltre al tentato omicidio, c’era quella di estorsione. Non ha retto invece l’aggravante mafiosa. Per Falsaperla, i giudici hanno disposto la scarcerazione.

L’azione di fuoco sarebbe maturata negli ambienti criminali di Nardò e i due gelesi avrebbero avuto un ruolo di supporto. Gli investigatori sentirono l’esercente che venne sottoposto alle richieste e la pista battuta fu subito quella dell’estorsione e del regolamento di conti, scaturito dall’intervento di Calignano. Gli imputati sono stati assistiti dagli avvocati Alberto Paperi, Luigi Corvaglia, Francesca Conte, Giuseppe Corleto, Tommaso Valente, David Dell’Atti, Stefano Pati, Francesco Risi e Davide Vitali.

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