Spietati e freddi, i killer di Sequino hanno lanciato un messaggio forte: il punto sulle indagini

 
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Gela. L’esecuzione è di tipico stampo mafioso. Cinque colpi di pistola esplosi in rapida successione, tutti andati a segno.

Domenico “Mimmo”  Sequino, 56 anni, tassista con precedenti penali, è stato ucciso come fosse un boss. I carabinieri, titolari dell’indagine affidata al sostituto Antonio D’Antona, non si sbilanciano sulle ipotesi. Per ora escludono la pista mafiosa. Di certo i killer, o i loro mandanti, volevano dare un messaggio dirompente. Avrebbero potuto ammazzare Sequino in qualsiasi momento. Magari sotto casa, nella zona meno illuminata del vecchio ospedale, dove viveva con la famiglia. Ed invece no. Hanno scelto piazza Umberto, alle 7,45 della sera, i giorni di Natale, con tanta gente che passeggiava per acquisti natalizi o per il semplice gusto di farlo. Hanno sfidato la folla, tanti passanti, il rischio di essere intercettati da una volante della polizia o dei carabinieri. Non è un dato trascurabile. Ad agire sarebbero stati in due, con il volto travisato da caschi integrali e in sella ad uno scooter. Sono entrati nell’area pedonale davanti la Cattedrale. Mimmo Sequino stava parlando con un amico. Non si è accorto di nulla. Uno dei due sicari gli ha esploso alle spalle cinque colpi di pistola, non lasciandogli scampo. E’ morto prima dell’arrivo in ospedale.

Le indagini. La stessa sera dell’omicidio in caserma si sono presentati alcuni giovani che hanno denunciato il furto dello scooter. I militari pensano che si possa trattare di quello utilizzato per il delitto di Sequino. I carabinieri, coordinati dal maggiore Valerio Marra, stanno verificando le immagini delle telecamere di alcuni negozi del centro storico per ricostruire le fasi dell’esecuzione. Nella notte diversi interrogatori a persone sospette e possibili testimoni oculari.

I familiari non si danno pace. Ai militari i parenti stretti hanno raccontato che Mimmo non aveva avuto alcun diverbio con persone. L’unico episodio che ricordavano era una lite verbale con un vigile urbano ma che nulla c’entra con quanto accaduto ieri sera.

Torna la paura. La gente si interroga. Non bastavano le ansie per la questione indotto o i tanti ammalati di tumore. Adesso bisogna preoccuparsi? Siamo tornati indietro a fine anni ’80? Di certo non è un omicidio “casuale”. I sicari hanno voluto essere sin troppo “spettacolari”.

I precedenti. Sequino infatti era stato coinvolto nell’ambito delle operazioni “Tagli Pregiati” e “Cobra”. Ma da allora non aveva più fatto parlare si sé. Tutte le piste sono seguite, nessuna esclusa. In caserma fino a tarda notte la moglie e i tre figli. 

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