“Stella cadente”, accuse agli stiddari: quindici condanne in appello, fissata Cassazione

 
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Gela. Lo scorso anno, la Corte d’appello di Caltanissetta ha confermato quindici condanne, con l’unica assoluzione di Nicola Palena (difeso dai legali Flavio Sinatra e Marco Tringali). Gli imputati furono tutti coinvolti nel maxi blitz antimafia “Stella cadente”, che concentrò le attenzioni investigative sulla ricostruzione del gruppo stiddaro, che sarebbe stato sotto il controllo di Bruno Di Giacomo. Tutte le difese degli imputati condannati hanno proposto ricorso in Cassazione. E’ stata fissata l’udienza. Si terrà a fine marzo. Per gli inquirenti, sulla base delle indagini coordinate dai pm della Dda di Caltanissetta, gli stiddari erano riusciti a ricostruire il loro tessuto criminale in città, fatto di estorsioni, intimidazioni, droga e armi. La pena più pesante, a vent’anni di detenzione, è stata imposta proprio a Bruno Di Giacomo, nei cui confronti pendono decine di capi di imputazione. In primo grado, la condanna era stata a ventidue anni. In appello, invece, c’è stata una riduzione, anche se il quadro accusatorio non è mutato, nonostante la difesa, sostenuta dal legale Francesco Enia, abbia messo in dubbio non solo il ruolo di capo di Di Giacomo ma anche il suo coinvolgimento nelle dinamiche criminali ricostruite dagli investigatori. Tutti gli imputati avevano scelto il rito abbreviato. Anche in appello è stata confermata l’esistenza di un’organizzazione legata alla stidda. Sono stati decisi quattordici anni di detenzione per Alessandro Scilio; tredici anni e otto mesi per Gaetano Marino, che in primo grado non fu riconosciuto promotore del gruppo attivo nel traffico di droga; dodici anni e due mesi per Emanuele Lauretta; nove anni e sei mesi per Giuseppe Alessandro Antonuccio; nove anni e due mesi ciascuno per Andrea Romano, Filippo Scerra e Gianluca Parisi; sei anni e sei mesi per Giuseppe Giaquinta; cinque anni e undici mesi a Giuseppe Antonuccio, Rosario Marchese e Gaetano Simone; quattro anni al collaboratore di giustizia Giovanni Canotto che con le sue dichiarazioni ha fornito elementi alle indagini; due anni e otto mesi a Calogero Infurna in primo grado assolto solo dal capo relativo al possesso di un’arma; due anni e quattro mesi per Luigi D’Antoni.

Con il deposito delle motivazioni le difese hanno predisposto i ricorsi di Cassazione. Saranno trattati dai giudici capitolini a fine marzo. Nel procedimento, sono parti civili il Comune di Gela (con l’avvocato Ornella Crapanzano), la Cgil (con il legale Rosario Giordano), la Federazione antiracket (con l’avvocato Mario Ceraolo), tre esercenti che sarebbero finiti nel mirino degli stiddari (rappresentati dall’avvocato Valentina Lo Porto), l’ambulante Saverio Scilio (con l’avvocato Alessandra Campailla) e Rocco Di Giacomo, assolto nel giudizio ordinario e difeso dal legale Antonio Gagliano. Gli imputati sono inoltre rappresentati dagli avvocati Davide Limoncello, Giovanna Cassarà, Cristina Alfieri, Laura Caci, Angelo Tornabene, Rocco Guarnaccia, Roberta Castorina e Rocco Di Dio.

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