“Stella cadente”, il ritorno della stidda: in primo grado nove condanne, fissato appello

 
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Gela. Un anno fa il collegio penale del tribunale locale emise nove condanne e due assoluzioni, concludendo il procedimento di primo grado legato all’inchiesta antimafia “Stella cadente”. I ricorsi delle difese sono stati depositati negli scorsi mesi e ad inizio luglio è fissato il giudizio di appello, davanti ai magistrati di secondo grado. Per i pm della Dda, gli stiddari erano riusciti a riorganizzare il gruppo locale, sotto la guida di Bruno Di Giacomo, condannato in via definitiva insieme ad altri imputati che optarono per l’abbreviato, con decisione emessa dalla Corte di Cassazione a fine marzo. Gli altri coinvolti, invece, affronteranno il giudizio d’appello. In primo grado, il collegio penale del tribunale gelese ha confermato in gran parte la linea esposta dall’accusa. La pena più consistente, a sedici anni e quattro mesi di reclusione, per Vincenzo Di Giacomo, in continuazione con una pronuncia del 2006. Quindici anni a Giuseppe Nastasi, con il riconoscimento delle attenuanti e della continuazione. Quattordici anni e sei mesi a Vincenzo Di Maggio (sempre con il riconoscimento della continuazione interna). Quattordici anni, invece, per Salvatore Antonuccio (con la continuazione). Nove anni ad Alessandro Pennata (con il riconoscimento delle attenuanti), sette anni e sette mesi a Giuseppe Truculento e sette anni e quattro mesi a Giuseppe Vella. Un aumento di pena di quattro anni a Giovanni Di Giacomo, rispetto a quanto deciso con un’ordinanza del 2018. Infine, tre anni e sei mesi a Benito Peritore. Assoluzioni per Rocco Di Giacomo (difeso dai legali Antonio Gagliano e Tommaso Vespo) e Samuele Cammalleri (rappresentato dai legali Carmelo Tuccio e Flavio Sinatra). Nei loro confronti erano state richieste pene, rispettivamente, a sedici anni e otto mesi e a sette anni. Il collegio, solo per le loro posizioni, revocò le misure restrittive. Ai nove condannati imposto il risarcimento dei danni in favore degli esercenti vittime di pressioni e alle associazioni antiracket Fai e “Gaetano Giordano” (le parti civili sono assistite dagli avvocati Valentina Lo Porto, Federica Maganuco e Alessandra Campailla).

Il collegio ha indicato, tra le altre misure, la confisca della società “Malibù indoor srl” e quella di somme di denaro riferibili a Di Maggio. Sarà la Corte d’appello di Caltanissetta a ritornare sull’intera vicenda processuale. Le indagini vennero sviluppate sulla base di alcune denunce avanzate da esercenti, come i titolari del bar Milano di via Romagnoli, la cui versione è stata più volte messa in discussione dalle difese. Gli investigatori non hanno mai escluso che gli stiddari fossero pronti ad un’eventuale nuova guerra di mafia, nel caso di contrasti con le famiglie di Cosa nostra. Le difese chiederanno ai giudici di appello di rivedere i verdetti. Tra i legali dei coinvolti ci sono gli avvocati Giovanna Zappulla, Cristina Alfieri, Enrico Aliotta e Antonio Impellizzeri.

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