“Stella cadente”, tocca alle difese concludere: legali hanno respinto accuse a Cammalleri

 
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Gela. Questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, i difensori degli imputati nel dibattimento scaturito dall’inchiesta “Stella cadente” hanno iniziato ad esporre le rispettive conclusioni. La scorsa settimana, i pm della Dda di Caltanissetta, Claudia Pasciuti e Davide Spina, hanno chiesto undici condanne, con pene anche molto pesanti. Per l’accusa, tutti i coinvolti avrebbero gravitato nel gruppo riconducibile al boss Bruno Di Giacomo (già condannato in primo e in secondo grado). Hanno respinto ogni contestazione i legali di Samuele Cammalleri (nei suoi confronti la richiesta è di sette anni di detenzione). Gli avvocati Flavio Sinatra e Carmelo Tuccio hanno messo in luce quelle che ritengono chiare incongruenze sia rispetto all’esito investigativo sia per quanto riguarda ciò che è stato riferito in aula, nel corso del dibattimento, proprio sul conto dell’imputato. Stando alle accuse, attraverso la vicinanza a Bruno Di Giacomo, sarebbe riuscito ad imporre le forniture a più locali della città. I legali sono tornati a mettere in dubbio la fondatezza delle dichiarazioni rese soprattutto da due esercenti, il cui contenuto è stato alla base dell’inchiesta. Ci sarebbero state forzature e versioni ritenute non convincenti. Cammalleri, anche sentito in aula durante il giudizio, ha negato qualsiasi pressione, parlando del lavoro che svolge nel bar-pasticceria di proprietà della famiglia.

Nel corso della precedente udienza, i pm hanno concluso chiedendo trent’anni di detenzione per Giovanni Di Giacomo. Vent’anni di detenzione per Salvatore Antonuccio, ritenuto assai attivo nel gruppo. Per Vincenzo Di Giacomo, invece, la richiesta è di diciassette anni e sei mesi di reclusione. Diciotto anni di reclusione sono stati avanzati per le posizioni di Vincenzo Di Maggio e Giuseppe Nastasi. Sedici anni e otto mesi, inoltre, per Rocco Di Giacomo (che è anche parte civile). Sedici anni di reclusione sono stati indicati per Alessandro Pennata. Otto anni ciascuno per Giuseppe Truculento e Giuseppe Vella. Quattro anni, infine, per Benito Peritore. Le richieste di condanna sono state sostenute dalle parti civili, gli esercenti sottoposti a minacce e ritorsioni, con gli avvocati Valentina Lo Porto, Federica Maganuco e Alessandra Campailla. Parti civili, infine, sono la Fai e l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” (della quale alcuni difensori avevano chiesto l’estromissione a seguito del provvedimento di sospensione emesso dalla prefettura di Caltanissetta). Gli imputati sono difesi inoltre dai legali Cristina Alfieri, Antonio Gagliano, Tommaso Vespo, Antonio Impellizzeri, Enrico Aliotta e Rosita La Martina.

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