Stidda nei cantieri, “mai pressioni per lavori Barone”: “Niente minacce per assumere Curvà”

 
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Gela. Non ci furono pressioni o minacce degli stiddari per far affidare lavori alla ditta di Umberto Barone e per l’assunzione di Carmelo Curvà e di Luciano Orazio Curvà. E’ quanto hanno riferito i testimoni sentiti in aula, questa mattina davanti al collegio penale del tribunale. Le indagini coordinate dalla Dda di Caltanissetta portarono a ricostruire presunte ingerenze stiddare ai danni di imprenditori locali. “Non ho mai subito pressioni per affidare a Barone i lavori di tinteggiatura nei cantieri delle villette – ha spiegato un professionista sentito su richiesta della difesa dello stesso Barone – uno dei fratelli Cirignotta mi chiese un giudizio sul lavoro svolto da Barone e gli dissi che per me era affidabile”. Secondo gli investigatori, gli stiddari avrebbero preteso assunzioni anche dal gruppo imprenditoriale dei fratelli Guido Cirignotta e Angelo Cirignotta, indicate come persone offese e al contempo tra gli imputati con l’accusa di favoreggiamento.

“Fui io a chiedere se ci fosse la possibilità di assumere mio fratello Carmelo Curvà e mio nipote Luciano Curvà – ha detto una familiare dei due imputati chiamata a testimoniare – con Cirignotta c’era un rapporto di conoscenza e sapendo che c’erano lavori in corso chiesi se poteva esserci la possibilità di assumerli. I contratti poi non vennero rinnovati. Andavano ogni giorno al lavoro, almeno fino a quando durò il contratto. Ma non ci sono mai state pressioni, assolutamente”. Sono a processo, Carmelo Curvà, Luciano Orazio Curvà, Paolo Di Maggio, Angelo Cirignotta, Guido Cirignotta, Giuseppe Nocilla, Simone Nicastro, Giuseppe Caci, Umberto Barone, Salvatore Antonuccio e Giuseppa Palazzo. I fratelli Cirignotta, entrambi imprenditori del settore edile, subirono danneggiamenti nei loro cantieri. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicoletta Cauchi, Davide Limoncello, Giovanna Zappulla, Salvo Macrì, Guglielmo Piazza, Alfredo D’Aparo, Giusy Ialazzo e Lara Amata.

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