Strage bar Esso, spuntano nuovi killer: cinque arresti

 
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Gela. All’agguato messo a segno, nel gennaio di quattordici anni fa, ai danni degli emergenti della stidda di Vittoria avrebbero partecipato killer, fino ad oggi, mai rientrati nelle indagini condotte dagli inquirenti.

Un altro spaccato di quella tremenda spedizione di morte, ordinata dal boss Daniele Emmanuello ed eseguita dagli uomini di fiducia dei clan gelesi e vittoriesi, è stato svelato dal collaboratore di giustizia Carmelo Billizzi.

Così, gli agenti della mobile di Caltanissetta, coordinati dai magistrati della Dda di Catania, hanno arrestato tre presunti esponenti di cosa nostra.

A finire in manette, sono stati i mazzarinesi Giuseppe Selvaggio e Claudio Cinardo insieme ad Alfonso Scozzari della famiglia di Vallelunga Pratameno.

Provvedimenti di custodia cautelare, inoltre, sono stati notificati in carcere al quarantanovenne Salvatore Siciliano, considerato il vero reggente di cosa nostra a Mazzarino, e al quarantacinquenne Orazio Buonprincipio di Riesi. Secondo gli inquirenti, prima di entrare in azione, la sera del 2 gennaio di quattordici anni fa, all’interno del bar annesso alla stazione di servizio Esso di Vittoria, dove persero la vita cinque persone: ci sarebbe stato un primo tentativo andato a vuoto.

Quella sera, a finire sotto i colpi del gruppo di fuoco, furono il futuro reggente degli stiddari vittoriesi Angelo Mirabella, i suoi guardaspalle Rosario Nobile e Claudio Motta e due clienti del locale, Rosario Salerno e Salvatore Ottone.

Una vera e propria carneficina pensata con l’obiettivo di fare fuori, in maniera definitiva, l’emergente Angelo Mirabella, molto vicino all’altro boss di Vittoria Carmelo Dominante. Stando alle dichiarazioni rese da Carmelo Billizzi, il riesino Orazio Buonprincipio avrebbe preso parte solo al primo tentativo non andato in porto. Giuseppe Selvaggio e Claudio Cinardo, invece, avrebbero partecipato alla strage su indicazione del boss mazzarinese Salvatore Siciliano. Sarebbe stato proprio il mammasantissima di Mazzarino ad indicare i due e a consigliarli allo stesso Billizzi, recatosi nella cittadina dell’entroterra nisseno per un consulto.

Le armi, una magnum 357 e una pistola calibro 9, sarebbero state fornite da Alfonso Scozzari di Vallelunga Pratameno, legato da vincoli di parentela alla famiglia Emmanuello. Le indagini sono state favorite dalle dichiarazioni rese non solo da Carmelo Billizzi, ex braccio destro di Daniele Emmanuelo, ma anche da quelle dei vittoriesi Alessandro e Giovanni Piscopo e dalle parole di uno dei più feroci killer a disposizione della mafia gelese, Gianluca Gammino.

Un blitz di fuoco organizzato per consentire al gruppo Emmanuello di spazzare via dal territorio ibleo l’influenza degli stiddari e avviare i propri affari senza troppi disturbi esterni. Maggiori particolari sull’operazione, comunque, verranno resi noti, questa mattina, durante una conferenza stampa convocata presso la sala conferenze della Dda di Catania.

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