Strage Licata, sarà proclamato il lutto cittadino: oggi è il giorno del dolore

 
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I carabinieri nei pressi dell'immobile della strage

Licata. A ventiquattr’ore dalla strage fratricida di Licata, il piccolo centro dell’agrigentino si sveglia con nel cuore le immagini tragiche di quanto avvenuto ieri nella villetta immersa nelle campagne di Contrada Safarello, nella periferia Nord della città.
Oggi è il giorno del dolore per le vittime, Diego ed Alexandra, morti l’uno accanto all’altro sotto i colpi del revolver del fratello di lui, Angelo, e poi per Vincenzo ed Alessia, le due giovani vite stroncate dal lucido piano omicida dello zio.
Tutto per la “roba”, li chiamiamo così in Sicilia i beni e i possedimenti che si tramandano di padre in figlio, e che come in questo caso portano a liti profonde che sfociano in tragedia.
Lo aveva raccontato benissimo Giovanni Verga l’attaccamento alla “roba”, ma quella di ieri purtroppo da novella si è trasformata in una storia da film horror, il cui finale racconta di una intera famiglia cancellata e di un omicida che fine decide di versare anche il suo sangue.
Dalle prime ricostruzioni degli inquirenti, quello che all’inizio sembrava un raptus, giunto al culmine dell’ennesima lite per la spartizione dell’eredità, adesso assume i contorni sempre più definiti di un piano di sterminio lucido nella sua estrema follia.
Angelo è arrivato nella villetta del fratello, armato di tutto punto con ben tre pistole pronte a scaricare il loro carico di piombo e morte, poco prima delle 7,30, quando a casa c’erano ancora tutti. Non solo Diego, il suo primo obiettivo, ma anche Alexandra, intenta a preparare la colazione per la famiglia e soprattutto Alessia e Vincenzo che si preparavano per un normale giorno di scuola.
Una quotidianità spazzata via dagli spari di Angelo che prima ha ucciso il fratello e la cognata e poi i nipotini, con il piccolo Vincenzo raggiunto sotto il suo lettino, avvolto in una coperta nell’estremo tentativo di farsi scudo contro l’ira dello zio.
Una strage inspiegabile, culminata poi con il suicidio dello stesso killer e che ha lasciato sgomenta una intera comunità, come spiega il sociologo Francesco Pira, che a Licata ci è nato e cresciuto e che oggi prova a trovare una spiegazione razionale ad un delitto fuori da ogni logica umana.

“Una città nella quale i fatti di cronaca hanno sempre in qualche modo riguardato situazioni legate alla malavita organizzata – spiega Pira- si ritrova a dover mettere sul proprio groppone anche l’idea di una strage nata nella rabbia e alimentata dalla voglia vendetta, perché un’eredità non si riesce a dividere”.
“Diventa così davvero difficile spiegare – aggiunge il sociologo licatese – l’impatto sociale che questa tragedia può avere. È davvero difficile commentare una tale tragedia che si poteva tranquillamente evitare se, anziché lasciar prevalere la rabbia, si fosse pensato al fatto che si stavano spezzando le giovani vite di due ragazzi con tanti sogni che non potranno più realizzare”.
Per Licata intanto è il giorno del dolore. L’amministrazione comunale proclamerà il lutto cittadino, ma gli interrogativi su quanto successo in quella villetta di via Riesi rimangono tanti. Un intricato groviglio di rabbia e sangue a cui gli inquirenti proveranno a dare risposta nei prossimi giorni.

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