Studio di fattibilità su nuovo impianto compostaggio, “compensazioni minerarie per finanziare sistema”

 
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Gela. Le verifiche tecniche sono in corso, dopo che l’amministrazione comunale ha affidato al dirigente all’ambiente il compito di portare a termine uno studio di fattibilità su un nuovo impianto di compostaggio. La tecnologia di riferimento è quella proposta dal chimico industriale Fabrizio Nardo e che consentirebbe a Palazzo di Città di avere a disposizione un sistema, senza emissioni, da gestire in maniera diretta. Sarebbe una scelta destinata ad assicurare maggiore autonomia, senza la necessità di rincorrere le piattaforme private, usate per smaltire l’organico che non riesce ad essere lavorato per intero dall’impianto di Brucazzi dell’Ato Cl2 in liquidazione. Per finanziare un’opera di questo tipo si guarda alle somme delle compensazioni minerarie, quelle che Eni versa alla Regione per le attività estrattive condotte sul territorio. “E’ una proposta che abbiamo formulato io e l’assessore allo sviluppo economico Terenziano Di Stefano – dice l’assessore all’ambiente Grazia Robilatte – al momento, non abbiamo un quadro preciso dei costi, che verrà definito a conclusione dello studio di fattibilità. Però, riteniamo che i fondi delle compensazioni minerarie possano essere utili a garantire almeno una parte dell’investimento”. Nardo ha confermato che ci sono stati i primi contatti con i tecnici comunali. “Credo che la procedura adottata dal Comune sia quella corretta – ha detto solo qualche giorno fa – hanno dato mandato al dirigente di verificare la proposta e la sua fattibilità. Da un punto di vista strettamente tecnico, un impianto con la mia tecnologia è anche molto più veloce, non sarebbero necessari circa tre mesi per avere un buon compost, ma solo due o tre settimane. Non ci sarebbero neanche emissioni di odori in atmosfera, cosa che invece accade con l’attuale impianto”.

L’amministrazione comunale appare piuttosto convinta del fatto che si debba arrivare a concretizzare il progetto, così da abbattere i costi del trasferimento nelle piattaforme private, presenti in altre zone dell’isola, avendo una gestione diretta del sistema e puntando sempre di più alla circolarità della “filiera” dei rifiuti.

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