“Su impianto rifiuti serve concertazione”, sindacati: “Forsu bloccato da poca lungimiranza”

 
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Gela. Ieri, la Commissione europea ha posto pesanti dubbi sulla tenuta del piano regionale dei rifiuti e le polemiche non mancano. In città, l’intero ciclo è da tempo sotto stretta osservazione, a partire dalla piattaforma di Timpazzo. Il presidente della Regione Nello Musumeci ha annunciato, ormai diverse settimane fa, la realizzazione di un impianto da oltre 630 milioni di euro, da realizzare all’interno del sito della raffineria Eni. Non un termovalorizzatore ma un sistema che non si fonda sull’incenerimento dei rifiuti, che dovrebbero arrivare da tutta la Sicilia occidentale. C’è già un fronte del no, che contesta una decisione calata su un territorio che ancora oggi risente enormemente dei lasciti del passato industriale. I sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil e quelli di categoria dei chimici, di Filctem, Femca e Uiltec, hanno incontrato i manager di Asja (con l’ingegnere Enrico Crosio) e MyRechemical (con gli ingegneri Rispoli, Antonetti e Lombardi), le aziende che hanno proposto il progetto dell’impianto dei rifiuti. “Il delicato tema dei rifiuti richiede grande competenza e progettualità e di certo esige un netto miglioramento della gestione dei rifiuti rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata realizzando progetti di economia circolare, questo ci chiede l’Europa. Il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia va ripensato e di tempo ne è rimasto davvero poco”, spiegano i sindacalisti Rosanna Moncanda, Emanuele Gallo, Maurizio Castania, Francesco Cosca, Gaetano Catania e Francesco Emiliani. “Il progetto che è stato presentato prevede la realizzazione all’interno della raffineria di un impianto per recupero energetico da rifiuti non pericolosi. Si tratta di una tecnologia della gassificazione e successiva conversione del gas di sintesi in idrogeno e metanolo. Un impianto chimico che riduce drasticamente le emissioni di Co2 rispetto alla termovalorizzazione che non prevede la combustione ed esclude immissione di sostanze inquinanti in atmosfera e che consente il recupero del residui inerti come nuova materia prima”, spiegano ancora i sindacati. Cgil, Cisl e Uil, dopo la prima verifica, non sembrano porsi contro il progetto, anzitutto sottolineando l’assenza di impatti, così come avevano fatto i manager nel corso della riunione avuta con il sindaco Lucio Greco e la sua giunta. Per le organizzazione sindacali, serve comunque concertazione con le istituzioni. Si dicono pronte a contribuire. “L’attenzione che poniamo come Cgil, Cisl e Uil richiede la piena disponibilità a contribuire e a confrontarci con tutte quelle iniziative necessarie per arginare la crisi economica e ambientale della nostra Regione e in particolare del nostro territorio”, aggiungono.

Ricordano la mancata attenzione che ha portato a dismettere l’investimento sull’impianto Forsu, che Eni ha concluso senza individuare prospettive di ripresa. “La poca lungimiranza dimostrata dalle istituzioni locali e regionali nei confronti del progetto Forsu, per la produzione di bio-olio dal trattamento dei rifiuti solidi urbani, fa riflettere sull’indifferenza nei confronti di un’opera strategica in termini di occupazione, investimenti e benefici ambientali. Di certo – aggiungono – la Regione ha il compito di programmazione, pianificazione, coordinamento e di controllo del ciclo integrato per garantire la politica dei rifiuti sostenibili anche dal punto di vista ambientale ma sicuramente serve innanzitutto una strategia comune per eliminare l’uscita delle discariche siciliane e fornire un piano efficiente per la sostenibilità ambientale e la produzione di energia rinnovabile”. I segretari confederali e di categoria confermano la disponibilità al dialogo, anche sul tema dell’impiantistica dei rifiuti. “Siamo pronti ad assumere il ruolo che ci compete ma è chiaro che deve trattarsi di un confronto che veda tutte le parti sociali coinvolte”, concludono.

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