Sui beni confiscati alle cosche in città c’è ancora troppa confusione, Libera locale lavorerà a Barrafranca: “Abbiamo già un progetto”

 
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Gela. Mentre è pronto a partire il primo sportello antiusura, aperto anche ai familiari delle vittime di mafia e a chi si trova in crisi da sovraindebitamento, la città perde le attività da svolgere sui beni confiscati alla criminalità organizzata.

“Lavoreremo in alcuni beni confiscati a Barrafranca”. Il presidio locale di Libera, infatti, dopo il flop della scorsa estate quando non fu possibile organizzare un campo di lavoro sui terreni confiscati a Rosario Lignite, si sposta a Barrafranca. “Il campo estivo, con tanti giovani volontari che arriveranno da tutta Italia – spiega Giuseppe Spata di Libera locale – quasi sicuramente si terrà all’interno di alcune aree confiscate alla criminalità organizzata a Barrafranca, nell’ennese. Il primo cittadino di quel comune ha già dato piena disponibilità, con l’obiettivo di far rivivere i beni confiscati alla mafia e, ovviamente, destinarli a nuovi usi. Purtroppo, già la scorsa estate, nonostante fossero pronti ad arrivare in città almeno dieci volontari da tutta Italia, con l’obiettivo di lavorare in un uliveto abbandonato a Priolo Sottano, non è stato possibile accedere. L’amministrazione comunale, credo, stia continuando a valutare il da farsi, ma noi abbiamo scelto di andare avanti con le attività che si terranno a Barrafranca. Non possiamo impedire ai volontari di prendere parte ad un’esperienza importante come quella del lavoro nei terreni sottratti al controllo mafioso”.

Lo sportello antiusura. Lo stesso Spata, intanto, conferma l’avvio in città di uno sportello di supporto alle vittime di usura ma anche ai familiari delle vittime di mafia e a coloro che non riescano più a far fronte ai debiti accumulati a causa della crisi. “Quello di Gela – spiega – sarà lo sportello di riferimento per la Sicilia orientale. Avrà un responsabile che si coordinerà con i vari presidi provinciali di Libera. Peraltro, è uno sportello che nasce anche grazie al supporto della Diocesi di Piazza Armerina e del vescovo Rosario Gisana”. 

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