Temeva per la figlia e aggredì la sua maestra, condannata la madre finita a processo

 
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Gela. Aggredì la maestra della piccola figlia, accusandola di aver picchiato proprio la bambina.

Il sospetto che la figlia fosse stata picchiata. Adesso, scatta la condanna a dieci mesi di reclusione per la madre finita davanti al giudice dell’udienza preliminare Veronica Vaccaro dopo aver optato per il rito abbreviato. La donna, dopo la denuncia sporta dalla vittima, è stata accusata di lesioni e violenza privata. La maestra, rappresentata in giudizio dall’avvocato Davide Limoncello, si è invece costituita parte civile. L’intera vicenda scaturì proprio dal sospetto che l’insegnante avesse oltrepassato il limite, picchiando la bambina. Dopo la richiesta di chiarimenti da parte della madre, sarebbe scattato il violento confronto. Il legale di difesa, l’avvocato Vittorio Giardino, ha messo in discussione, anche davanti al gup, l’intera ricostruzione dei fatti. Alla fine, il giudice ha comunque riconosciuto all’imputata le attenuanti generiche. Il pubblico ministero, invece, ha chiesto la condanna della donna a quattro mesi di reclusione per il solo reato di lesioni.

Lo stato di shock. La maestra, dopo quei fatti, si assentò dal servizio per circa cinquanta giorni, lamentando anche un forte stato di shock. La difesa dell’imputata ha sollevato non pochi dubbi proprio intorno all’accertamento dello stato di nevrosi che avrebbe colpito l’insegnante, facendo leva sul fatto che non fosse stato accertato da uno specialista. Il legale di parte civile, invece, ha chiesto la condanna della madre della piccola, sottolineando la violenza della sua reazione.

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