Tentato omicidio “Gb oil”, Di Giacomo in appello: otto anni in primo grado

 
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I carabinieri sul luogo degli spari

Gela. L’intera dinamica dei fatti fu ripresa dai sistemi di videosorveglianza della stazione di servizio “Gb oil”. Lo scorso marzo, il gup del tribunale ha condannato Paolo Quinto Di Giacomo ad otto anni di reclusione. L’accusa di tentato omicidio ha retto. La difesa, sostenuta dall’avvocato Davide Limoncello, ha depositato ricorso in appello. L’imputato sparò contro due licatesi, che secondo la ricostruzione degli investigatori, poco prima, all’interno del bar della stazione di servizio, avevano provocato un gruppo di persone, con frasi pesanti rivolte a due giovani donne. Partì una rissa. Di Giacomo arrivò successivamente e impugnando una pistola, con matricola abrasa, sparò contro i due licatesi, che rimasero feriti. Conseguenze furono riportate anche da uno dei carabinieri che riuscì a disarmare Di Giacomo e da un operatore del 118, intanto intervenuto sul posto per le cure ai feriti nella rissa. Il militare dell’arma è parte civile, assistito dall’avvocato Francesco Enia.

In primo grado, al termine del giudizio abbreviato, la condanna, per le lesioni e la resistenza a pubblico ufficiale, è stata pronunciata anche per i licatesi Michele Cavaleri (tre anni di reclusione) e Salvatore Incorvaia (un anno di detenzione), entrambi difesi dal legale Giuseppe Vinciguerra. Nei confronti di Di Giacomo la richiesta della procura era di dieci anni. La difesa ha sostenuto che non si trattò di tentato omicidio. L’imputato non avrebbe sparato per uccidere ma solo per spaventare i rivali, che avevano offeso la sorella e il gruppo di amici che era nel bar. Il gup ha comunque escluso la premeditazione. Di Giacomo è stato condannato anche per il possesso dell’arma clandestina.

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