Tentato omicidio in Puglia, non parla il gelese coinvolto: il ferito si era intromesso in un’estorsione

 
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Novara. Nessuno dei tre indagati ha risposto alle domande durante gli interrogatori di garanzia scattati all’indomani del loro arresto. L’agguato dopo il tentativo d’estorsione. Il quarantottenne gelese Angelo Caci, da anni residente in Piemonte, e i pugliesi Francesco e Giampiero Russo, padre e figlio, sarebbero dietro al tentato omicidio del ventisettenne Gianni Calignano. Il giovane è stato raggiunto da almeno un colpo di pistola, in pieno centro a Nardò, in provincia di Lecce. Ai tre indagati, i carabinieri sono arrivati dopo circa una settimana dall’azione di fuoco. In base alla ricostruzione investigativa, i Russo insieme ad Angelo Caci avrebbero cercato di uccidere Gianni Calignano, reo di aver cercato di evitare che un commerciante, suo conoscente, venisse sottoposto ad estorsione proprio dai Russo. Una linea d’accusa che si andrebbe a collegare ad una possibile tensione in atto tra clan rivali nel centro della provincia leccese. Il gelese, soprannominato “zio Angelo”, deve rispondere non solo del tentativo di mettere a posto il commerciante ma anche del tentato omicidio del ventisettenne. Gli investigatori, inoltre, ritengono che la pistola utilizzata per l’agguato fosse nella sua disponibilità. Il quarantottenne è attualmente detenuto nel carcere di Novara mentre gli altri due indagati si trovano in detenzione nel penitenziario leccese di Borgo San Nicola. Angelo Caci, in passato, è stato al centro di un’operazione antimafia organizzata dai magistrati piemontesi nel tentativo di ricostruire gli equilibri della stidda gelese, trapiantata proprio nella zona di Novara.

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