Tombaroli e trafficanti di reperti, cinque condannati e quindici assolti in tribunale

 
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Gela. Paga solo Orazio Pellegrino. Per tutti gli altri imputati arriva la sentenza di assoluzione, sia perché il fatto non sussiste che per l’avvenuto condono. Si conclude così il processo “Ghelas”, che ha preso spunto da una operazione di caratura internazionale sul traffico di reperti archeologici.

 

La condanna più pesante è stata inflitta a Orazio Pellegrino, ritenuto la mente dell’organizzazione criminale che provvedeva a piazzare i reperti riportati alla luce dai tombaroli. Quattro anni e sei mesi la pena inflitta dal tribunale presieduto da Paolo Fiore, a latere Raffiotta e Molinari. Pellegrino dovrà anche pagare 1500 euro di multa, oltre ad un anno di libertà vigilata e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.

E’ caduta l’accusa di associazione a delinquere ma non quella di ricettazione.

Il collegio ha dichiarato l’assoluzione perché il fatto non sussiste nei confronti di Antonio Bernardo, Gaetano Patermo, Giambattista Battaglia, Calogero Alessi, Franco Benardinelli, Cirillo Bianchi, Gaetano Cammalleri, Salvatore Cimarosa, Arduino Colangelo, Carmelo Cori, Pasquale De Domenico, Gaetano, Simone e Giuseppe De Simone, Simone Pretin, Giuseppe Leggio

L’accusa aveva chiesto pene pesanti per Giuseppe, Gaetano e Simone De Simone, assistiti dai legali Sinatra e Scicolone. Il tribunale ha condannato a 2 anni Gaetano Pisano, 3 anni per Vincenzo Boccadifuoco, 2 anni per Pasquale De Domenico e un anno e sei mesi per Salvatore Cassisi. Nel contempo ha però interamente condonato la pena per Pisano e Boccadifuoco e la sospensione della pena per Cassisi e De Domenico.

Il blitz si concluse con l’arresto di 35 persone (8 delle quali ammesse ai domiciliari), coinvolse Gela e diverse regioni d’Italia (Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia). Venne eseguito dai militari della Guardia di Finanza e dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale Nucleo di Palermo, coadiuvati dai militari dell’Arma della compagnia di piazza Roma e del Comando Provinciale di Caltanissetta. Il tribunale ha ordinato la confisca dei beni e la distruzione dei metal detector.

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