Torna la strategia della tensione, annunciati attentati contro Di Matteo e Lari

 
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Palermo. Il mese era stato fissato. Maggio. È allora che il commando di Cosa nostra sarebbe dovuto entrare in azione per eliminare il pm Nino Di Matteo, il magistrato della procura di Palermo che indaga sulla trattativa Stato-mafia.

Un attentato che avrebbe avuto come obiettivo la stabilizzazione di un quadro politico ormai prossimo all’ ingovernabilità, voluto da non meglio precisati «amici di Matteo», dove il riferimento era a Matteo Messina Denaro, l’ultimo grosso capomafia ancora latitante. La cronaca di un attentato annunciato è contenuta in due lettere recapitate al procuratore di Palermo Francesco Messineo e all’aggiunto Vittorio Teresi.

Due missive definite dagli inquirenti «inquietanti» con particolari precisi su abitudini e perfino itinerari seguiti dal pm. Ma non solo. Nelle lettere che preannunciano l’inizio di una strategia della tensione che ricorda tempi passati c’è il riferimento anche a un altro possibile obiettivo: un magistrato in servizio a Caltanissetta che – dice testualmente l’anonimo – «ha l’abitudine di tornare a Palermo». Il nome non viene fatto, ma anche la Procura nissena, che ha riaperto le inchieste sulle stragi del ’92, sta indagando sulla trattativa Stato-mafia, contesto e, forse, causa degli eccidi costati la vita a Giovanni falcone e Paolo Borsellino.

Il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e il suo aggiunto Domenico Gozzo coordinano quelle inchieste: entrambi palermitani, sono in servizio a Caltanissetta ma vivono a Palermo. L’anonimo ne conoscerebbe consuetudini e itinerari nel dettaglio. E avrebbe dovuto fare parte dei killer mafiosi incaricati dagli «amici romani». Il progetto di morte, della cui esecuzione doveva occuparsi Cosa nostra, aveva già avuto il via libera di capimafia palermitani.

Sale la tensione, dunque. E le prime misure di sicurezza sono già scattate. Di Matteo il 27 marzo è stato ascoltato dai colleghi nisseni competenti per le indagini in cui i magistrati palermitani siano coinvolti anche come persone offese. A tutela del pm il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica ha disposto il potenziamento della scorta – che conta due uomini in più – e della vigilanza sotto casa e l’assegnazione di una nuova blindata.

«Ciò che sta accadendo al Pm palermitano Nino Di Matteo è sconcertante. La storia, evidentemente, non ha insegnato nulla a questo Paese. Quando si aprono crisi politiche e istituzionali a qualcuno serve versare del sangue innocente e far passare in secondo piano le verità scomode», commenta la presidente della commissione Antimafia europea Sonia Alfano, che chiede al capo dello Stato di «prendere l’aereo ed andare a Palermo a partecipare a qualunque iniziativa» a sostegno di Di Matteo.

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