Traffico droga per i Rinzivillo, condanne annullate blitz “Malleus”: depositate motivazioni Cassazione

 
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Gela. Venti pagine per una decisione che rimette la vicenda davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. Sono state depositate le motivazioni che hanno condotto i magistrati della Corte di Cassazione ad annullare, con rinvio, le pesanti condanne emesse nei confronti di tre presunti affiliati al clan Rinzivillo, ritenuti tra i principali referenti della famiglia per il traffico di droga. La Cassazione ha annullato le condanne che erano state imposte a Baldassarre Nicosia (quindici anni di reclusione), Giuseppe Lumia (quattordici anni e due mesi) e Domenico Trespoli (tredici anni e quattro mesi). Le loro posizioni dovranno essere nuovamente valutate dai giudici di appello. E’ complessa l’analisi portata avanti dalla Corte romana, che ha accolto praticamente in pieno i motivi dei ricorsi avanzati dai legali di difesa degli imputati, gli avvocati Flavio Sinatra, Cristina Alfieri e Giuliano Dominici. Si va dall’iniziale ricusazione che era stata avanzata già in sede di udienza preliminare fino alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, che i difensori hanno ritenuto non in linea con le contestazioni mosse ai presunti affiliati. In alcuni passaggi, i giudici di Cassazione scrivono di “travisamento delle prove a carico”. Nelle motivazione, vengono dettagliatamente analizzate le contestazioni mosse agli imputati, che poi hanno condotto i giudici di appello a confermare quasi per intero il compendio accusatorio, definito in primo grado. L’unica condanna confermata (due anni di reclusione) è quella che era stata imposta a Giacomo Gerbino, per il possesso di un’arma. Saranno invece le sezioni unite della Corte di Cassazione a pronunciarsi sulle posizioni di altri tre imputati, Massimo Gerbino, Andrea Giuseppe Mangiameli (nella difesa c’è il legale Carmelo Tuccio) e Giuseppe Schembri. I giudici di Cassazione ritengono sussistere un forte dubbio sull’interpretazione giurisprudenziale degli effetti prodotti dalla ricusazione che i difensori avevano ottenuto, in altri gradi del procedimento, e che potrebbe incidere sugli effetti di molti atti processuali. “Il contrasto interpretativo, a parere del Collegio, verte in particolare su alcuni aspetti essenziali relativi alla ricognizione – ferma restando la cornice normativa di cui all’art. 42 cod.proc.pen. – si legge nella sentenza – del rapporto che intercorre tra i poteri della Corte di Appello (che abbia accolto la domanda di ricusazione) e quelli del giudice (diverso da quello ricusato) innanzi a cui risulti pendente – e davanti a cui debba proseguire – il procedimento principale”.

Per Massimo Gerbino era stata emessa la condanna a ventuno anni di reclusione, quindici per Andrea Giuseppe Mangiameli e quattordici anni e dieci mesi a Giuseppe Schembri. Altri coinvolti nel blitz ribattezzato “Malleus” attendono che le loro posizioni vengano affrontate dai giudici di Cassazione. Antonio Radicia (in appello sette anni e quattro mesi a fronte dei ventotto complessivi imposti dal gup del tribunale di Caltanissetta), Giuseppe Domicoli (sei anni e otto mesi di reclusione), Ivan Casciana (cinque anni e otto mesi) e ancora Baldassarre Nicosia (quattro anni e tre mesi), hanno a loro volta proposto ricorso in Cassazione. Sono ritenuti inseriti nel giro di droga, anche sei i giudici nisseni d’appello hanno drasticamente rivisto le accuse. I loro legali, gli avvocati Giacomo Ventura, Davide Limoncello, Paola Turco e Cristina Alfieri hanno depositato i ricorsi e attendono la fissazione dell’udienza.

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