Trasferte e ammortizzatori sociali ma Renzi elogia “l’Eni a Gela”: “Il sud che funziona”

 
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Gela. Gli operai dell’indotto Eni cercano di capire quale futuro occupazionale possa attenderli nei prossimi mesi con i cantieri in fabbrica ancora fermi.
“L’Eni a Gela è un esempio di sud che funziona”. I dipendenti del diretto, invece, continuano ad affrontare trasferte in altri siti industriali: circa 500 hanno già lasciato la raffineria di contrada Piana del Signore mentre 60 sono passati al gruppo Enimed. Intanto, il premier Matteo Renzi che giusto un anno fa arrivava in città per analizzare il piano di riconversione Eni, inserisce la raffineria e il programma da 2,2 miliardi d’investimento previsto a livello locale tra le eccellenze del meridione. Non a caso, ha citato “l’Eni a Gela” durante il suo intervento alla direzione nazionale del Partito Democratico, convocata per discutere di sud e di prospettive di sviluppo economico. Secondo Matteo Renzi, infatti, “ci sono tanti esempi di sud che funziona ma vengono spesso occultati”. Così, “all’Eni a Gela” si aggiungono la Rolls Royce in Irpinia, il salvataggio dello stabilimento Ansaldo in Calabria e la pugliese Mermec che ha commesse per i supertreni in Giappone.

Accordo di programma e ammortizzatori sociali. Mentre il premier promuove il caso Gela, in città si cerca di arrivare alla quadra: tra un accordo di programma da presentare al tavolo del ministero dello sviluppo economico e ammortizzatori sociali che dovrebbero essere sbloccati di modo da porre una pezza alla grave crisi dell’intero indotto della raffineria, in attesa della riconversione green.

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