Trattativa Stato-mafia, Salvatore Borsellino: la verità è vicina

 
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Palermo. «Credo che la verità sia abbastanza vicina, se si vuole arrivarci. Non è vicina se continueranno a essere messi ostacoli sulla sua strada. Negli ultimi giorni sono stati posti anche al livello più alto delle istituzioni».

Torna a parlare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso il 19 luglio del 1992, che interviene nella prima puntata di Top Secret, il programma a cura di Claudio Brachino che andrà in onda su Tgcom24 (canale 51 del digitale terrestre) stasera alle 21.30.

«Un consulente della Presidenza della Repubblica – dice – ha cercato di far sì che i processi condotti dalla Procura di Palermo che riguardano la trattativa venissero fermati o tramite un’avocazione delle indagini stesse o tramite un accorpamento a livello delle tre procure che si occupano delle stragi: Palermo, Caltanissetta e Firenze. Probabilmente, la Procura di Palermo è quella che preoccupa di più, perchè si sta avvicinando di più al vero motivo della strage di via d’Amelio».

Borsellino parla anche dell’agenda rossa, il diario del fratello scomparso dopo l’attentato. «È stata sottratta – spiega – da chi era pronto in via d’Amelio, al momento della strage, ad avvicinarsi alla macchina di Paolo, prendere la sua borsa, portarla via e sottrarre l’agenda che era all’interno».

«Chi aveva interesse ad impossessarsi di quell’agenda – prosegue – non erano sicuramente i mafiosi. I mafiosi c’erano, ma insieme a loro, alla preparazione della strage, hanno partecipato quei servizi segreti che chiamano ‘deviatì, ma che deviati non sono. A quelli sicuramente interessava far sparire quell’agenda». Secondo Borsellino «l’agenda doveva contenere tanti elementi fondamentali per arrivare a capire perchè è stato ucciso Borsellino. Paolo, negli ultimi 57 giorni della sua vita, dopo la morte di Falcone, l’aveva riempita di appunti e riflessioni».

«Mi riferisco anche a quella trattativa alla quale si deve essere opposto in maniera netta, – aggiunge – nel momento in cui gli è stata comunicata, che ritengo sia, insieme ad altri elementi, il motivo dell’accelerazione della sua morte. È quella trattativa, che sta mettendo in luce la Procura di Palermo, tra mafia e Stato, che io ritengo sia stata comunicata a Paolo il 1 luglio del’92 dall’allora ministro dell’Interno Mancino».

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