“Troppi equivoci sul caso Eni, i manager investano!”: M5S contro i “falsi miti”

 
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Gela.
La fabbrica Eni di contrada Piana del Signore non sta per chiudere i battenti e l’autorizzazione integrata ambientale rilasciata dai funzionari ministeriali risale già al gennaio di un anno fa.

Gli esponenti locali del Movimento 5 stelle dicono basta al “terrorismo” che mirerebbe a ricreare le stesse condizioni della serrata del 2002, producendo solo preoccupazione tra i dipendenti.
“Nessuno ha interesse a far perdere posti di lavoro – spiega l’attivista Daniele Esposito Paternò – però, è necessario mettere le cose in chiaro. Rigettiamo le dichiarazioni rese dal sottosegretario al ministero dello sviluppo economico Simona Vicari che, addirittura, paventa lo stop della fabbrica legando l’incendio nell’area dell’impianto coking e la morte dell’operaio Antonio Vizzini. Sono eventi diametralmente opposti”.
I cinque stelle chiedono ai dirigenti Eni di portare avanti il cronoprogramma degli investimenti, senza utilizzare i recenti accadimenti come utili alibi per ridurre la portata degli impianti.
“In questa città – continua Esposito Paternò – è necessario tutelare tante esigenze. Sicuramente, quelle dell’occupazione e dello sviluppo di un’importante azienda come Eni. La tutela di lavoratori e ambiente, però, non può mai passare in secondo piano. Se ci sono dei parametri imposti dalla legge, i dirigenti Eni devono rispettarli e, allo stesso tempo, hanno il dovere di mettere in atto gli investimenti tanto pubblicizzati”.
Una linea accolta anche dal portavoce del movimento Nuccio Di Paola. “Si sbandierano fatti che non hanno alcuna controprova – conclude – basta studiare i documenti per capire che Eni ha ancora interesse a rimanere nel territorio. Lo deve fare, però, nel rispetto di tutti, dai lavoratori all’ambiente”.

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