Turni massacranti nelle sale e paghe “gonfiate”, tre imprenditori a giudizio: “Lavavamo anche i bagni”

 
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Gela. “Le buste paga riportavano voci che non ci sono mai state riconosciute. Non avevamo ferie, bisognava lavorare tutti i giorni e, alla fine, per non perdere il posto, abbiamo dovuto accettare anche di pulire i locali, compresi i bagni”.

“Non avevamo giorni liberi”. A descrivere quanto sarebbe accaduto all’interno delle sale gioco gestite da un gruppo locale sono state due ex dipendenti che, alla fine, hanno scelto di denunciare i titolari. Così, a processo con l’accusa d’estorsione, sono finiti gli imprenditori Claudio e Orazio Brigadieci insieme a Giovanni Di Stefano. A denunciare i fatti, furono proprio due ex dipendenti che, adesso, si sono costituite parti civili con l’avvocato Giovanni Lomonaco. Gli imputati, invece, sono difesi dai legali Riccardo Lana e Raimondo Tripodo. “Quando una di noi aveva bisogno di un giorno libero, peraltro assolutamente non previsto, doveva recuperare lavorando tutta la giornata successiva – hanno ribadito – facevamo turni che iniziavano al mattino e finivano a notte fonda”. Tutto questo, stando a quanto descritto da una delle testimoni, “per circa 400 euro al mese”. Alla fine, però, le due dipendenti scelsero di lasciare. “Chiedemmo in più occasioni di avere un adeguamento – hanno spiegato – ma ci dissero che se non avessimo accettato quelle condizioni saremmo state licenziate”. Le due giovani hanno risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Pamela Cellura e dalle parti del dibattimento. I legali di difesa, comunque, hanno contestato buona parte delle testimonianze rese in aula dalle ex dipendenti, soprattutto sul piano della riconducibilità delle aziende agli stessi imputati. Per la difesa, le condizioni lavorative sarebbero state rispettate in base a quanto previsto dai contratti. Si tornerà in aula il prossimo 11 ottobre per sentire nuovi testimoni.

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