Uccise il fratello a Sant’Ippolito, la condanna definitiva di Vincenzo Valenti: depositate le motivazioni della Cassazione

 
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Gela. La sentenza di condanna a sedici anni e quattro mesi

di reclusione era diventata definitiva già lo scorso marzo, quando i giudici della Corte di Cassazione respinsero il ricorso presentato dalla difesa.
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L’omicidio del fratello. Adesso, sono state depositate le motivazioni del verdetto di condanna imposto all’operaio Vincenzo Valenti, che nell’estate di quattro anni fa, tra le strade del quartiere Sant’Ippolito, uccise il fratello trentenne Alessandro Valenti. Il giovane venne colpito con un coltello, praticamente a ridosso dell’abitazione di famiglia. Sia in primo grado, davanti al gup del tribunale di Gela, sia in appello, il verdetto di condanna è stato confermato. La difesa, sostenuta dall’avvocato Carmelo Tuccio, in più occasioni nel corso dei diversi gradi di giudizio, ha sostenuto che l’imputato avrebbe reagito alle presunte minacce del fratello minore, arrivato con in mano un cacciavite.
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Versione, però, che non è stata accolta dai giudici, neanche da quelli di Cassazione, davanti ai quali la procura generale chiese che il ricorso della difesa venisse respinto. Nelle motivazioni, i giudici romani ribadiscono la responsabilità di Vincenzo Valenti, confermando anche le richieste dei legali di parte civile, gli avvocati Vittorio Giardino, Antonio Gagliano e Fabio Fargetta, che hanno rappresentato la moglie e la figlia del trentenne ucciso. A loro, è già stato riconosciuto un risarcimento dei danni subiti, oltre ad una provvisionale. La vicenda, così, non arriverà in sede civile.

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