Uccisero imprenditore edile, dopo 10 anni i pentiti svelano movente e nomi dei killer

 
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Riesi. Dieci anni dopo i carabinieri di Caltanissetta e la procura antimafia hanno fatto luce sull’omicidio dell’imprenditore di Riesi, Francesco Ritrovato, ucciso a colpi di pistola in contrada de Susino, tra Licata  e Gela. 

Il Gip ha firmato l’ordine d’arresto per Francesco e Giuseppe Cammarata, Massimo Amarù e Gaetano Cammarata  (questi ultimi due già ristretti per altro), tutti appartenenti alla famiglia mafiosa di Riesi

Nel luglio del 1998, Ritrovato era stato arrestato per avere favorito la latitanza di Vincenzo Cammarata. Le indagini hanno permesso di accertare anche il movente che portò alla decisione di eliminare l’imprenditore edile.

I collaboratori di giustizia Giuseppe Tardadico e  Calogero Barberi, arrestati rispettivamente nel 2005 e nel 2006, avevano consentito con le loro dichiarazioni di raccogliere elementi utili alle indagini svolte all’epoca a riscontro dai carabinieri ma in sede di Riesame e di Giudizio, gli indiziati furono rimessi in libertà. Ciò in quanto i pentiti non avevano partecipato all’agguato e sconoscevano alcuni particolari legati sia al movente che alle modalità esecutive dell’omicidio. I nuovi collaboratori  Massimo Carmelo Billizzi, Gaetano Scibetta e Giuseppe Toscano, nel corso degli interrogatori resi ai Pubblici Ministeri della Procura Distrettuale Antimafia, hanno fornito nuovi elementi, oltre che autoaccusarsi  (nel caso di Toscano).

Il reale movente era legato agli illeciti interessi economici di Cosa Nostra – Mandamenti di Riesi e Gela e connessi alle estorsioni e agli appalti in territorio di Butera. Le più recenti indagini hanno permesso di accertare che  il gruppo di fuoco era composto da Giuseppe Cammarata (figlio di Pino Cammarata detenuto), da Gaetano Cammarata (in atto detenuto) e da Massimo Amarù;  i mandanti furono lo stesso Giuseppe Cammarata e Francesco Cammarata; Giuseppe Toscano aveva curato gli spostamenti dei killer, partecipandoattivamentealle fasi propedeutiche e successive al delitto.

 

Le hanno anche permesso il rinvenimento di un arsenale di particolare rilievo, a disposizione della famiglia mafiosa, costituito da 5 fucili, 2 mitragliatori da guerra, 4 pistole semiautomatiche, oltre 200 munizione di vario tipo, 8 inneschi per esplosivo, svariate parti di ricambio di armi, 2  giubbotti antiproiettile e 2 ricetrasmittenti. 

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