Un anno fa cadde Messinese, tanti ex nell'”arcobaleno” di Greco: in città ancora crisi profonda

 
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L'ex sindaco Domenico Messinese durante la seduta del 7 settembre dello scorso anno che ne ha decretato la sfiducia

Gela. Esattamente un anno fa, si concludeva, con abbondante anticipo, l’esperienza amministrativa dell’ex sindaco Domenico Messinese. Era il 7 settembre 2018, quando in consiglio comunale ventisei sì decretarono la sfiducia del primo cittadino, entrato in municipio da grillino e uscitone politicamente isolato. Qualcuno, parlò di “sfiducia dell’Alemanna”. Il voto favorevole alla mozione, portata in aula da un’inedita alleanza politica (fu sostenuta da grillini, dem, gruppi di centrodestra e indipendenti), anticipò di ventiquattro ore le celebrazioni patronali. Messinese non fece in tempo ad indossare la fascia tricolore per partecipare al corteo religioso. A niente valse il successivo ricorso, bocciato dal Tar Palermo. Dopo un anno, l’ex sindaco è completamente uscito dalla scena politica locale e come lui alcuni suoi fedelissimi. Altri, compresi ex assessori delle sue quattro giunte (in poco più di tre anni di governo della città), invece hanno proseguito il progetto, giocandosi la carta “civica”. Un “civismo” politico, tenuto a battesimo dall’ex sindaco e dai suoi sostenitori. Non trovando alcuna collocazione politica, nonostante i tanti tentativi sia nel centrodestra che nel centrosinistra, Messinese virò verso una sorta di autarchia amministrativa, che non lo rese immune dalla plateale sfiducia, appoggiata praticamente dall’intero civico consesso. Ovviamente, come prassi politica vuole, oggi gli ex “generali” del sindaco sfiduciato rivendicano i meriti di una giunta, che avrebbe tentato di fare la guerra ai “grandi vecchi” di sempre. In realtà, di sconvolgimenti radicali, nei tre anni di governo dell’ex grillino, se ne sono visti pochi. La vicenda dei rifiuti, probabilmente, è tra quelle che hanno contribuito ad affossare definitivamente qualsiasi velleità di cambiamento e anche la magistratura se ne è occupata. Dall’accordo di programma e dalle tante trasferte romane, ad oggi la città ha guadagnato solo le briciole dei maxi investimenti annunciati. L’area di crisi complessa si è rivelata un flop e dei grandi progetti sul gnl e sull’hub della logistica, praticamente non si parla più. Tra i pochi sprazzi, rimangono sicuramente il completamento dell’iter del prg e i finanziamenti del Patto per il Sud e dell’Agenda Urbana, anche se cantieri veri e propri ancora non ce ne sono e tanti iter devono essere completati.

L’ex sindaco non si è ripresentato alle amministrative dello scorso aprile, ma un folto nugolo di suoi sostenitori non si è tirato indietro e oggi, per buona parte, si trova nella maggioranza del sindaco Lucio Greco, insieme a consiglieri che votarono a favore della mozione di sfiducia. Il testimone, anche se un formale passaggio di consegne tra i due non c’è mai stato (dopo la sfiducia infatti a Messinese è succeduto il commissario straordinario Rosario Arena), ora è in mano al “civico” Lucio Greco, uno degli oppositori politici più accaniti dell’ex sindaco defenestrato. Accostamenti al suo predecessore, l’avvocato non ne vuole. Anzi, più volte in campagna elettorale ha parlato di “disastro” e dell’intenzione di ripartire, senza andare incontro agli stessi errori. Da un punto di vista più strettamente politico, Greco deve comunque gestire i rapporti con diversi ex Messinese. Se ha avuto il via libera alla candidatura, lo deve soprattutto a “civici” come Francesco Salinitro e Giuseppe Licata, in tempi diversi ex assessori delle giunte Messinese, che l’hanno sostenuto in un percorso, poi proseguito bussando ai due partiti che oggi fanno parte della sua coalizione “arcobaleno”, il Pd e Forza Italia. Quello di Licata (attualmente vicino all’area del presidente della Regione Nello Musumeci) è tra gli identikit che più gettonati per un ingresso in giunta, non appena il sindaco scioglierà la riserva sull’allargamento. In maggioranza, c’è anche un altro ex assessore del sindaco sfiduciato, Valeria Caci che è entrata all’assise civica sotto le insegne del Popolo della Famiglia, ma che non ha mai fatto mistero di avere un dialogo politico aperto con l’attuale segretario cittadino di Sviluppo Democratico (movimento fondato dai sostenitori di Messinese dopo l’addio ai pentastellati), l’ex vicensindaco Simone Siciliano, ritenuto vera anima politica della precedente amministrazione comunale. L’allora numero due della giunta sfiduciata è tra quelli che continuano a difendere a spron battuto i risultati conseguiti in tre anni di governo della città. Salvo rare eccezioni, i sostenitori di Greco e gli ex Messinese (anche se non sono mancati attriti) non si fanno la guerra. Grandi alleanze e arcobaleni politici, che in parte hanno anticipato dinamiche nazionali, interessano poco ad una città, che ad un anno dalla sfiducia attende un cambiamento, vero.

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