Un assegno falso per agevolare una pratica, condannato Nicastro: finì in un blitz contro la stidda

 
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Gela. Condannato a sei mesi di detenzione con l’accusa di ricettazione. L’assegno falso. Stando ai magistrati della procura, Simone Nicastro, attualmente detenuto dopo la condanna in appello nel processo “Agorà”, avrebbe utilizzato un assegno falso per agevolare la pratica del passaggio di proprietà di un’automobile. L’assegno sarebbe stato acquistato dall’imputato e successivamente utilizzato per pagare l’agenzia disbrigo pratiche. Un anno e quattro mesi di detenzione era la richiesta formulata dal pubblico ministero Pamela Cellura. Il difensore di Nicastro, l’avvocato Davide Limoncello, invece, ha escluso che gli elementi d’accusa potessero giustificare la sussistenza del reato di ricettazione. “L’assegno – ha spiegato – era stato rigenerato e acquistato da Nicastro. Non ci sono elementi per giustificare la ricettazione”.

Finì in un blitz contro la stidda locale. Alla fine, il giudice Antonio Fiorenza ha optato per la condanna, seppur con formula più lieve. Nicastro è ritenuto dagli investigatori esponente di spicco della nuova stidda che avrebbe avuto come punto di riferimento il presunto boss Emanuele Palazzo. E’ stato condannato sia in primo che in secondo grado a conclusione del processo “Agorà”, scaturito proprio dal blitz organizzato dalla Dda di Caltanissetta e dai carabinieri del reparto territoriale.

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