Un “buco” da 30 mila euro per la fornitura di bevande, tre esercenti assolti

 
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Gela. Assolti “per non aver commesso il fatto”. E’ questa la decisione emessa dal giudice Eva Nicastro, al termine del giudizio abbreviato, nei confronti di tre esercenti, i fratelli Vincenzo Famà e Francesco Famà, imputati insieme a Roberta Specchio, che risultava titolare di una ditta di ingrosso bibite. Gli venivano contestate l’insolvenza e l’appropriazione indebita, ai danni del responsabile di una catena di market. Per l’accusa, si appropriarono di una fornitura di bibite, per circa trentamila euro, rilasciando assegni scoperti. La procura approfondì, individuandoli come responsabili del buco economico creato al fornitore. In giudizio, le difese, sostenute dagli avvocati Rosario Prudenti e Valentina Lo Porto, hanno fatto emergere altri profili sul rapporto commerciale tra gli imputati e il fornitore. Non ci sarebbe stata la volontà di mettere in atto un raggiro. I tre imputati hanno respinto le contestazioni e i fratelli Famà hanno voluto chiarire la loro posizione, parlando davanti al giudice.

Nel recente passato, con le loro dichiarazioni hanno permesso agli investigatori di acquisire elementi utili che poi portarono al blitz “Stella cadente”, con l’arresto di esponenti del gruppo stiddaro. Erano già stati interessati da un’indagine per truffa. Secondo l’accusa, avrebbero ottenuto la fornitura, pur sapendo di non poterla coprire economicamente. Contestazioni che però sono cadute, con la pronuncia assolutoria emessa dal giudice.

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