Un grosso debito in denaro e le minacce al titolare di un bar, arriva la condanna per un imprenditore

 
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Gela. Due mesi di reclusione dopo aver minacciato il titolare di un bar a Manfria. L’arma mai ritrovata. In base alle accuse, l’imprenditore agricolo Angelo G. avrebbe anche utilizzato un’arma per intimidire uno dei soci del titolare dell’esercizio commerciale. Arma che, però, non venne mai ritrovata, ad eccezione di un caricatore con munizioni a salve. A processo, davanti al giudice Ersilia Guzzetta, era finito anche il padre dell’imprenditore, successivamente però deceduto. Entrambi, difesi dall’avvocato Luigi Cinquerrui, hanno fin dalle fase delle indagini respinto le accuse. In base alla linea difensiva, infatti, si sarebbero recati nell’esercizio commerciale della frazione balneare solo per avere chiarimenti a seguito di mancati pagamenti legati alla vendita, all’estero, di grosse partite di prodotti ortofrutticoli. Il pubblico ministero Tiziana Di Pietro ha chiesto la condanna di Angelo G. proprio a due mesi di reclusione. Nel processo, parte civile si è costituito uno dei soci minacciati, rappresentato dagli avvocati Francesco Castellana e Samantha Rinaldo. Alla fine, gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni.

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