Un tubolare trasformato in arma da sparo, era nascosto in una Lancia Y: accuse ad un giovane

 
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Gela. Un controllo dei carabinieri e la scoperta di un’arma clandestina, nascosta all’interno di una Lancia Y. Un tubolare modificato, con un proiettile calibro 7,65, e un altro, trovato nell’abitacolo. A processo è finito il ventitreenne Stefano Trubia, attualmente ai domiciliari proprio per questa vicenda. Quell’arma l’avrebbe avuta lui a disposizione. Accuse alle quali il giovane, difeso dall’avvocato Nicoletta Cauchi, deve rispondere davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni. In aula, hanno parlato i carabinieri intervenuti e l’esperto della balistica, che ha compiuto gli accertamenti. L’imputato, almeno inizialmente, avrebbe escluso di essere proprietario della vettura sottoposta ai controlli. Poi, però, i militari sono passati alle verifiche, scoprendo l’arma.

“Il tubolare aveva le superfici ossidate – ha detto il carabiniere che ha effettuo gli accertamenti balistici – ma questo non incide sulla funzionalità dell’arma, che per noi è un’arma clandestina”. Sarebbe stato proprio il giovane, in passato già coinvolto in un’inchiesta partita da diversi spari a Settefarine, ad indicare ai carabinieri il metodo di smontaggio di quel tubolare, assemblato con un cilindro e un percussore.

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