Un verbale mai pagato e il timbro falso per ingannare i carabinieri, arriva l’assoluzione in appello per un quarantenne

 
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Gela. Si presentò davanti ai carabinieri del reparto territoriale di via Venezia con un verbale mai pagato e con tanto di timbro falso. La condanna in primo grado. I magistrati gli contestavano le accuse di truffa e falso. Adesso, però, i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno assolto il quarantenne Giovanni Alma. Già in primo grado, era stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione. Il verdetto, però, è stato ribaltato in appello. Difeso dal’avvocato Salvo Macrì, Alma ha impugnato la sentenza di condanna. Tutto ebbe inizio quando i carabinieri lo fermarono, nel corso di una serie di controlli su strada, a bordo della sua auto. Alma stava circolando senza alcun contrassegno assicurativo. Così, scattò il sequestro della vettura e un verbale d’infrazione da quasi ottocento euro. Qualche giorno dopo, l’imputato si presentò davanti ai carabinieri del reparto territoriale per provare l’avvenuto pagamento del verbale. Il timbro apposto sull’atto, però, era falso. In sostanza, quel verbale non era stato pagato. In primo grado, Alma venne condannato ad un anno e due mesi di detenzione con le accuse di truffa e falso. In appello, la difesa ha sollevato diverse contestazioni.

In appello tutto ribaltato. Stando all’avvocato Salvo Macrì, non ci sarebbe stata alcuna truffa. Il timbro, infatti, sarebbe stato palesemente contraffatto e, di conseguenza, i carabinieri avrebbero potuto accorgersi immediatamente di ciò che era avvenuto. Sarebbero mancati, in questo modo, gli estremi per contestare il reato di truffa. Una linea che ha convinto i giudici d’appello del tribunale di Caltanissetta. Nonostante l’ammissione arrivata proprio dall’imputato, i magistrati lo hanno assolto dalle accuse mosse nei suoi confronti. Alma, davanti alla scoperta del timbro falso, confermò che dopo aver pagato la quota assicurativa dovuta non versò l’ammontare del verbale emesso dai carabinieri, cercando di sviarli con l’apposizione di un timbro di pagamento falso. Quel timbro, però, sarebbe stato palesemente contraffatto e, quindi, verrebbero a mancare gli estremi della truffa. I giudici d’appello, comunque, hanno rinviato gli atti alla procura per verificare se sussistano gli estremi di altre ipotesi di reato.

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