Una betoniera incendiata per avvertire la concorrenza, dietro al rogo c’erano gli Alferi: chiesti quattro anni per un minore

 
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Gela. Una betoniera rubata e data alle fiamme, su commissione

di un imprenditore edile vicino al gruppo di cosa nostra locale.

L’incendio del mezzo. Per questa ragione, i pm della procura minorile di Caltanissetta hanno chiesto la condanna a quattro anni di reclusione nei confronti di un giovane, all’epoca dei fatti ancora minore. Ci sarebbe stato lui dietro all’azione. In base alle accuse, il furto e il successivo incendio del mezzo da lavoro sarebbero stati opera del gruppo Alferi, che fa capo proprio a Peppe Alferi, attualmente detenuto sotto regime di carcere duro. Per l’accusa, tutti gli elementi ricostruiti ricondurrebbero alla responsabilità del giovane finito a processo, a sua volta vicino ad Alferi. L’ordine di rubare e dare alle fiamme la betoniera sarebbe partito con l’obiettivo di danneggiare un’azienda concorrente. Le richieste, però, sono state contestate dal legale di fiducia dell’imputato, l’avvocato Maurizio Scicolone. Il legale, anzitutto, ha escluso l’aggravante mafiosa. Chi ha agito non l’avrebbe fatto per conto di cosa nostra locale. Inoltre, dai banchi della difesa sono stai sollevati dubbi su una ricostruzione che si baserebbe quasi esclusivamente sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ad iniziare dall’ex braccio destro di Peppe Alferi, Emanuele Cascino, e dagli allora vertici delle famiglie di cosa nostra. Il verdetto verrà reso noto entro le prossime ore.

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