“Una città bloccata”, Alario al Consiglio nazionale Ugl: “Politica nazionale deve intervenire”

 
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Il segretario Ugl Andrea Alario

Gela. Una provincia e un intero territorio “bloccati”. Il segretario confederale Ugl Andrea Alario, nel suo intervento al Consiglio nazionale, ha puntato l’attenzione sullo sviluppo mai decollato. Infrastrutture che mancano e investimenti fermi. Anche i finanziamenti sono un capitolo senza troppi sbocchi. “La politica nazionale deve interessarsi del nostro territorio”, ha ribadito. “Gela avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della provincia nissena ed invece oggi lo si può considerare come un intero paese sparito dalla circolazione in una provincia che si dibatte agli ultimi posti di tutte le classifiche disponibili. Ecco cosa resta di una città come Gela che Leonardo Sciascia definiva la Piccola Atene e di una provincia segnata per sempre dalla mafia, che si è fatta politica, e da una criminalità organizzata violenta come la Stidda. Nel vuoto lasciato da chi è partito e nel vuoto delle iniziative di rinascita, i segni di speranza arrivano dall’agricoltura di qualità e, inutile nasconderlo, dal polo industriale – ha spiegato il sindacalista – che punta a ripartire con l’inaugurazione della raffineria green di Eni e con tutto ciò che ruota attorno all’energia. Il via libera ad investimenti da 800 milioni per lo sfruttamento dei giacimenti di gas “Argo-Cassiopea” da parte della società energetica sono stati accolti positivamente dal territorio. Proprio nell’ambito di quella che è stata definita “vertenza Gela” ma che riguarda l’intera provincia, facciamo il conto dei fondi bloccati, un rosario di cifre da far arrossire qualsiasi amministratore pubblico. Ci sono 34 milioni del Patto per il Sud, 150 per il porto di Gela che resta insabbiato, 5 milioni per il Museo del mare, 183 per la rete ferroviaria Siracusa-Ragusa-Gela, 25 per le aree industriali dismesse, 48 per l’autostrada Siracusa-Gela, 1 milione per le aree archeologiche e 3 per il Museo archeologico. In totale quasi 450 milioni”. Per Alario, l’eterno progetto della Gela-Siracusa è un feticcio già vetusto. “I 48 milioni previsti per la realizzazione del progetto riconducibile all’autostrada Siracusa-Gela toccano un investimento ormai obsoleto, poiché lo stesso non inciderebbe positivamente su un’idea di sbocco viario tale da riuscire a rendere proficuo il collegamento del bacino industriale di Gela con il resto del mondo. Se si stornassero i fondi e si incrementassero le somme già previste, passando dall’obsoleto progetto ad un nuovo piano moderno e alternativo, per esempio convertendo l’attuale fatiscente rete stradale che oggi collega Gela con Catania in una vera e propria rete autostradale, l’auspicato collegamento con il resto del mondo sarebbe certo, concreto e futuribile”, ha detto inoltre. Parlare di sviluppo senza infrastrutture idonee e in assenza di un’idea minima di intermodalità è un passo falso, così ritiene il segretario Ugl.

“Non si può rinunciare alla realizzazione del porto a Gela e di una stazione ferroviaria attiva. Non si può rinunciare al consolidamento di un’industria come Eni, partecipata da quello Stato che si è distratto per troppo tempo condannando il Sud all’abbandono. Non possiamo continuare ad assistere ai ponti che cadono, alle strade dei paesi del Vallone, con in testa Mussomeli, che sono solo letti di fango. E poi le frane. E ancora il rilancio delle nostre aree industriali, nel capoluogo e nella provincia. Lo Stato, in tutte le sue articolazioni, che cosa sta facendo per le nuove generazioni? Una situazione particolare è quella dei collegamenti con il resto della Sicilia – ha aggiunto – una provincia che a parole è centrale, ma nei fatti è isolata. Lo è in particolare il capoluogo. Dopo l’epopea dello zolfo non ci sono più state grandi iniziative, ad eccezione di alcune sporadiche. Ma è mancato un vero piano di sviluppo economico. La zona industriale, estesa circa 100 ettari, è stata realizzata nella parte peggiore del territorio”. Secondo Alario, infine, bisognerebbe interrogarsi sul collasso del sistema sanitario, che “fa fuggire i primari degli ospedali di Gela e Caltanissetta”.

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