Una comunità in via Cascino, i no dell’Asp e della regione: la società chiede un risarcimento

 
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Gela. La richiesta di un’autorizzazione sanitaria respinta e un procedimento di rilascio del parere di compatibilità sospeso.

I responsabili della società Parole e Vita, già gestori di una comunità protetta per minori in città, chiedono di ottenere un risarcimento economico. Chiesto un risarcimento per i ritardi. Lo hanno fatto impugnando i provvedimenti emessi sia dall’allora direttore dell’Asp sia dai funzionari dell’assessorato regionale alla sanità. Al centro della contesa, arrivata anche davanti ai giudici amministrativi del Tar di Catania, c’è l’avvio di una comunità terapeutica assistita nella zona di via Generale Cascino. Quattro anni fa, furono proprio i responsabili della società Parole e Vita a chiedere il rilascio dell’autorizzazione sanitaria all’Asp locale. Dopo il no pronunciato dall’ex direttore, arrivò anche la sospensione del procedimento per il rilascio del parere di compatibilità da parte dei funzionari regionali dell’assessorato alla sanità. Provvedimenti tutti impugnati davanti ai magistrati amministrativi.

Verifiche su altri documenti. Adesso, proprio i giudici del tar, dopo l’ordinanza sospensiva dello scorso anno, chiedono che la vicenda venga ulteriormente approfondita. La società ritiene di essere stata danneggiata dai ritardi. Così, con una nuova ordinanza, il tar ha disposto l’acquisizione di nuovi documenti. I dubbi sorsero anche intorno alla concessione edilizia in sanatoria rilasciata dai tecnici di Palazzo di Città. Stando al provvedimento, l’immobile da utilizzare come comunità terapeutica assistita avrebbe avuto “destinazione sanitaria e sportiva”. Secondo i rappresentanti della società, invece, una destinazione a “residenza psichiatrica”. Saranno gli atti richiesti dai magistrati a fare maggiore chiarezza.

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