Una nuova vita dentro il carcere: Cinque detenuti scrivono poesie

 
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Gela. Tra le sbarre del carcere di contrada Balate la cultura diventa strumento di speranza per il riscatto dei detenuti grazie ad un laboratorio di scrittura creativa promosso dalla comunità Sant’Egidio. Cinque carcerati si sono improvvisati poeti, partecipando alla realizzazione

del libro “La poesia non ha catene”, realizzato dalla locale casa circondariale, diretta da Angelo Belfiore, e curato da Selenia La Spina, referente della sezione locale della comunità di Sant’Egidio.
A sancire la vocazione culturale della struttura, l’intitolazione delle quattro sezioni interne a personaggi illustri, quali: Gelone, Euclide, Eschilo e Quasimodo. Nei rinnovati ambienti carcerari è stato partorito il testo di 115 pagine che ha permesso ai detenuti, con pena definitiva, di raccontarsi.
Gli autori delle 51 poesie sono: Bruno Di Giacomo, Giovanni Ioele, Alessandro Pellegrino, Giovanni Bocchetti e Fabio Vaccaluzzo. Il libro, ieri, è stato consegnato, alla presenza dei detenuti presso la casa circondariale di contrada Balate, ai dirigenti delle scuole medie superiori della città e sarà trattato dagli studenti. Erano presenti Saverino Viviana, coordinatrice area trattamento del carcere di Gela, Francesco Salemi, comandante della polizia penitenziaria, Giovanna Ficarra, dirigente della procura di Gela, l’assessore alla Cultura Giovanna Cassarà e don Luigi Petralia della parrocchia Santa Lucia.
“I racconti degli autori sono accomunati dal concetto del buio – spiega Stefania Tallei della comunità di Sant’Egidio – Ognuno di loro racconta la speranza di vedere la luce. Nessuno dei protagonisti sapeva che i testi da loro scritti sarebbero stati inseriti in un libro”.
I detenuti hanno letto alcune delle loro poesie, commovendo i partecipanti. “Dopo venti anni a marzo del prossimo finirò tornerò libero – spiega Di Giacomo – La detenzione mi ha cambiato, permettendomi di studiare e, oggi, scrivere poesie. Spero che la società possa accettarmi”. “Il carcere non deve essere solo un luogo di pena – spiega il direttore Belfiore – Deve dare la possibilità di riscatto ai detenuti anche se è la società civile che deve farsi carico di questo impegno. Lavoriamo per il recupero completo dei carcerati”. La realizzazione del progetto è stata supportata dal club service Kiwanis club e dal lido Copacabana, mentre l’immagine di copertina è stata realizzata da Fabio Romano.
Il carcere di contrada Balate insieme a quello di Giarre ha applicato il regime aperto a due detenuti meritevoli, caratterizzandosi tra tutte le strutture penitenziarie dell’isola.

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