Una telefonata e scoppia il caos, gli operatori del servizio disabili e i consiglieri lasciano l’aula

 
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Gela. Ancora caos in aula consiliare. Alla fine, i lavoratori del servizio trasporto disabili e i consiglieri l’hanno abbandonata in segno di protesta.

La telefonata della discordia. Tutti contro il sindaco Domenico Messinese e l’assessore Licia Abela che, nel tentativo di dare una prova dell’attuale efficienza del servizio portato avanti con il sistema dei voucher, hanno cercato di contattare telefonicamente, direttamente dall’aula, un utente che usufruisce del trasporto, di modo da farlo dialogare con tutti i presenti. Immediata la reazione degli undici operatori in protesta, perché esclusi da oltre un anno dal servizio. “Quell’utente è il fratello di un operatore che sta lavorando nelle cooperative che svolgono il servizio – hanno urlato – è scandaloso chiedere ad un diretto interessato”. Così, tutti i consiglieri, su proposta dell’indipendente Carmelo Casano, hanno lasciato l’aula, facendo venir meno il numero legale.

La giunta difende la scelta dei voucher. L’amministrazione comunale, comunque, difende la scelta dei voucher per finanziare il sistema di trasporto speciale disabili. “Risparmiamo  circa il trenta percento – ha detto il sindaco rispondendo alla protesta degli undici lavoratori rimasti fuori dal servizio – non mi risultano né anomalie né lamentele sulla qualità del servizio”. Carmelo Casano, Salvatore Gallo, Vincenzo Cascino, Vincenzo Cirignotta e Salvatore Sammito hanno platealmente contestato le parole del sindaco. “Continuano a lavorare – ha spiegato Salvatore Gallo – quelle aziende che hanno rinunciato alla gara d’appalto. Così, è molto facile. Rinunciano alla gara e lavorano con i voucher, risparmiando sui costi”. “Gli atti vanno trasmessi all’Autorità nazionale  anticorruzione  e alla procura – ha detto il grillino Angelo Amato – vanno acquisiti tutti gli atti delle due gare di appalto. Bisogna capire perché si continua ad andare avanti con il sistema dei voucher che, invece, doveva essere solo provvisorio”. Critiche alla giunta sono arrivate dal consigliere del Megafono Maria Pingo. “In passato, questo servizio veniva fermato solo per pochi giorni e i lavoratori venivano subito ricollocati – è intervenuta – e, adesso, dobbiamo lasciare per strada undici padri di famiglia”. Il consigliere dell’Udc Giovanni Panebianco ha invitato la giunta a fare un passo indietro. “Un servizio di questo tipo va messo a gara – ha detto – altrimenti, si violano le norme in materia ma soprattutto le direttive dell’Autorità nazionale anticorruzione”. Molto critica la capogruppo del Megafono Sara Bonura. “A voi non interessa che questi lavoratori possano sfamare le loro famiglie. Non si fa economia o risparmio sulla pelle degli operatori. L’assessore Licia Abela dovrebbe dimettersi”. Ha aperto ad un tentativo di dialogo, il capogruppo del Polo Civico Guido Siragusa. “Trovi una soluzione, sindaco – ha detto – è assurdo richiamarsi all’economicità tagliando posti di lavoro. Come si fa a chiedere ad Eni di non far perdere posti di lavoro e, poi, tagliare operatori che svolgono attività per conto del Comune? Troviamo una soluzione, senza procure, autorità anticorruzione o polizia. Faccia il leader”. “Questo consiglio comunale si è assunto una responsabilità, chiedendo la gara – ha detto Carmelo Casano – abbiamo accettato il bando anche con costi maggiori pur di tutelare questi undici operatori. Oggi, lei è diventato debole a causa dei suoi assessori”. Hanno chiesto un’iniziativa immediata per la riassunzione degli undici operatori sia Angela Di Modica sia il capogruppo di Adesso Gela Giuseppe Ventura. L’esponente del Polo Civico Sandra Bennici ha chiesto di rispettare “la dignità dei lavoratori”. “Questo ente non è un’azienda privata – ha spiegato il grillino Simone Morgana – lei non è un imprenditore. Siamo qui per dialogare”. Il sindaco Domenico Messinese ha annunciato il tentativo di raggiungere un accordo con un’azienda privata che, dietro pubblicità, sarebbe disponibile a donare un nuovo mezzo, facendo abbassare i costi. “Il mio discorso non è stato brutale – ha precisato – non voglio prendere in giro nessuno. La soluzione attuale non è definitiva ma, per ora, è quella che va attuata”. La telefonata all’utente tanto contestata, però, ha rotto ogni tregua, scatenando nuovamente il caos.

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