Una via per Grazia Scimè, ma la nuora per lo Stato non rientra tra le vittime di mafia

 
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Gela. Il sindaco Domenico Messinese ha deciso di dedicare una via alla memoria Grazia Scimè, uccisa 28 anni fa da un proiettile vagante durante la sanguinosa guerra di mafia in città.

Agli eredi della malcapitata, invece, è stata negata la richiesta di assunzione in un ente pubblico di uno dei familiari della povera donna in rispetto di una legge regionale. Una istanza presentata lo scorso anno dall’avvocato Giovanni Cannizzaro, incaricato da Rosanna Tilaro, nuora della povera casalinga uccisa casualmente mentre faceva la spesa in piazza Sant’Agostino, è stata rigettata. Secondo l’allora dirigente del settore Affari legale e risorse umane del Comune “il nipote della vittima della mafia non rientra tra i beneficiari della legge”. Ad accendere i riflettori sulla vicenda è la stessa nuora di Grazia Scimè, rimasta vedova nel 1999 con due figli da mantenere: una femmina e un maschio. “Sono stata licenziata anche dai vertici della clinica Santa Barbara di Macchitella – spiega Rosaria Tilaro – dove ho lavorato per 19 anni in qualità di Assistente socio sanitario (Ass). Mi sono rivolto all’amministrazione comunale per fare valere un mio diritto sancito da una legge regionale del 1999 che prevede alle vittime della mafia e dei loro familiari di accedere alle misure di solidarietà. Sono stata illusa da molti politici. Spero che il sindaco Messinese metta fine ad una inutile attesa garantendo ad uno dei miei due figli un indennizzo per il grave episodio che ha ucciso tragicamente Grazia Scimè, loro nonna, all’epoca dei fatti 56enne”. Il cittadino Francesco Sabatini – ha chiesto al primo cittadino di ricordare il 12 settembre, giorno della strage in piazza Sant’Agostino, con una commemorazione. 

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