Una vita vissuta sempre al limite: calcio, motori e volo. Peppe Alabiso non si arrendeva mai

 
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Gela. Due volte aveva sfidato la morte, riuscendo sempre a cavarsela ripresentandosi con il solito sorriso beffardo e coinvolgente.

Questa volta la sorte gli è stata avversa. Peppe Alabiso, 61 anni, il dentista-volante, se ne è andato. E’ morto insieme al figlio Emanuele, 26 anni, nel viaggio con il suo ultraleggero diretto a Foggia. Emanuele, secondogenito di Peppe, si era iscritto alla facoltà pugliese dopo aver studiato a Valencia, in Spagna.  Un ultima traversata fatale.

Cosa sia accaduto durante il volo che avrebbe dovuto portare da Stromboli a Foggia padre e figlio lo stabiliranno le indagini della Capitaneria di Porto. Stanotte le ricerche hanno lasciato sperare di poter ritrovare vivi entrambi. Una speranza vana. Stamattina l’atroce conferma.

Una passione per lo sport. Peppe Alabiso amava lo sport, il rischio, i motori e il calcio. Affascinante, sempre pronto alla battuta ed a sdrammatizzare, aveva ereditato dalla sua famiglia la passione per il calcio. Era stato presidente della Juventina dei miracoli ma già da giovane aveva rischiato la vita. Emanuele era un ultrà del Gela calcio. DOmenica era a Campofranco, settimane fa a Mussomeli. Anche da Valencia non mancava di sostenere il suo Gela calcio.

Ferrari e ultraleggeri. Con la sua Ferrari rossa aveva subito un gravissimo incidente stradale a Catania. Era rimasto vivo per miracolo. Poi era iniziata la fissa per gli ultraleggeri. Aveva girato il mondo, fino a Capo Nord, sfidando tempeste e caldo torrido. Era precipitato nel Lazio in un viaggio di ritorno, finendo in coma per settimana. Neanche in quella occasione cambiò idea. SI rimise in sesto e continuò le sue trasvolate. A volte accompagna i figli grandi proprio con il suo ultraleggero.

Un sorriso contagioso. Sdrammatizzava su tutto, non si prendeva sul serio. Io, da giovane segretario di quella squadra di calcio meravigliosa, ricordo bene un viaggio di ritorno Mazara-Gela nella sua auto, una Volvo Sw bianca, con lui che inspiegabilmente si mise alla guida con tanto di cappuccio e giubbottone. Era fine dicembre. Poi partì aprendo e bloccando tutti e quattro i vetri. Percorse almeno 20 km in quelle condizioni. Tremavo dal freddo, rimasi a letto con la febbre ma non riuscì a odiarlo. Lui si fece delle risate grasse. Era fatto così. E per anni me lo ricordava ridendoci sempre sopra.  

Era diventato maggiormente credente e frequentava una comunità evangelica. Dalla prima moglie aveva avuto il dono di due figli, Carmen ed Emanuele. Dopo la separazione si era legato ad una ragazza di origini cubana. Altri due figli, un maschio ed una femmina, in tenerissima età.

Forse era destino che dovesse morire in volo. Aveva organizzato per il 5 dicembre un convegno per presentare video e foto delle sue avventure al cinema Hollywood. Diventerà una celebrazione triste per ricordarne la memoria.

I corpi saranno portati a Messina per l’esame autoptico. 

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