Usura ed estorsioni, chieste 5 condanne per imprenditori ed ex consigliere

 
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Gela. Si avvia alla conclusione uno stralcio del processo Imperium contro cinque imputati accusati di usura, illecito controllo degli appalti al Comune. L’inchiesta della polizia portò inizialmente in carcere, il 10 agosto del 2004, dodici persone tra impiegati, imprenditori, produttori agricoli e persino un ex consigliere provinciale.

Il processo è adesso giunto alle battute finali. L’accusa ha già formulato le proprie richieste e ieri è toccato agli avvocati della difesa concludere le arringhe. La sentenza è prevista la settimana prossima. Nel dettaglio la procura ha chiesto 9 anni e 6 mesi per Rocco Di Giacomo, 4 anni e 6 mesi a testa per i fratelli Maurizio, Giuseppe e Orazio Manfrè, tutti produttori agricoli nel settore della floricoltura e Rosaria Vella. L’unica assoluzione è stata avanzata per Salvatore Migliore. Secondo le indagini, che hanno preso spunto dal ritrovamento di alcuni assegni bancari, durante una perquisizione domiciliare a casa di uno degli indagati, a gestire il clan sarebbe stato l’imprenditore Rocco Di Giacomo.

Secondo le indagini, l’­organizzazione avrebbe vessato  sei imprenditori gelesi, ai quali avrebbero concesso prestiti ad usura, col tasso del 10 per cent mensile ottenendo, in caso di insolvenza del debitore, la cessione di una parte dell’­azienda o di immobili.
Due delle vittime in stato di bisogno economico, per paura di ritorsioni, decisero di fuggire da Gela, per le continue pressioni della banda criminale. Uno di loro, secondo l’­inchiesta, fu raggiunto e minacciato di morte anche fuori dalla Sicilia. Maurizio, Giuseppe e Orazio Manfrè, invece, secondo la magistratura, avrebbero, in concorso, ottenuto, da un imprenditore, interessi usurari del 10 per cento mensile su una somma di 50.000 euro e la promessa di cessione di metà dell’­azienda della vittima a favore di Orazio Manfrè.

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