Venticinque banche e 52 società coinvolte nell’inchiesta antiriciclaggio della Dia

 
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Caltanissetta. Un giro internazionale di denaro sporco in cui sarebbero coinvolti 25 istituti di credito, tre società finanziarie con molti prestanome e 52 aziende (32 delle quali in Italia e 20 all’estero, quasi tutte con sede nei cosiddetti paradisi fiscali).

Sono questi i dati salienti, resi noti in una conferenza stampa a Caltanissetta, dell’operazione antiriciclaggio «Fenix», eseguita dalla Dia, tra Catania e Milano, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia nissena. Nell’ambito dell’operazione la Dia ha proceduto al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di 20 milioni di euro, tutti nella disponibilità del clan facente capo al boss Piddu Madonia. Sono stati sequestrati, tra l’altro, un lussuoso appartamento sito nel centro di Milano e tre società con sede a Catania: la «Set servizi espressi e trasporti Srl», la «Marco Immobiliare srl» e la «Puma logistica e Trasporti srl». I beni sequestrati sarebbero riconducibili all’imprenditore catanese Giovanni Puma, al quale vengono contestate 33 operazioni di riciclaggio.

L’indagine fu avviata nel 2006, subito dopo il commissariamento della banca cooperativa So.Fi.Ge. di Gela.

Nell’ambito di quella operazione, denominata «Dirty Money», furono arrestati i vertici della banca. Nel 2004, l’istituto di credito effettuò un’operazione di auto-finanziamento consistente nell’emissione di un prestito obbligazionario di 1 milione di euro. Una quota da 200 mila euro venne sottoscritta da Giovanni Puma e dal figlio Marco con un giro d’assegni bancari, emessi e girati da ditte di cui erano soci. Molte di queste aziende vennero poi dichiarate fallite o trasferite all’estero. Dalle indagini è emerso anche il coinvolgimento di società con sede a Budapest e Lugano.

 

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