Verso l’avvio della green refinery, possibile start a febbraio: “Più grande e flessibile di Marghera”

 
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Gela. L’avvio della nuova green refinery di Eni potrebbe essere sancito entro fine febbraio. Manca ancora una data certa, ma tutto sembra muoversi in questa direzione. Un’anticipazione rilanciata ieri sulle pagine de Il Sole 24 Ore. Un totale di 237 milioni di euro già spesi dalla multinazionale del cane a sei zampe per adeguare gli impianti e dare vita al progetto green (le stime indicano 914 milioni di euro investiti dalla fase successiva alla firma del protocollo d’intesa del 2014). I dati occupazionali sono quelli più volte indicati dai manager, ovvero 400 dipendenti nel diretto, per arrivare a 1.200 addetti se viene considerato anche l’indotto. Dati certamente inferiori al passato, ma già dopo la firma del protocollo di cinque anni fa Eni aveva preannunciato che non sarebbe stato possibile assicurare la piena occupazione. Giuseppe Ricci, chief refining&marketing del cane a sei zampe, proprio sulle pagine del quotidiano confindustriale ha spiegato che la nuova green di contrada Piana del Signore “è più grande e flessibile di quella di Marghera. Per ottenere green diesel può lavorare una vasta gamma di materie prime. Nella fase di rodaggio userà olio di palma, subito dopo tratterà oli di frittura, grassi animali e altri materiali di scarto”. La partenza della green refinery sarà quindi successiva all’inaugurazione, già avvenuta, dell’impianto Forsu di Syndial, destinato invece a produrre oli dal trattamento dei rifiuti solidi urbani. Proprio quanto prodotto sarà poi usato nel ciclo del green diesel.

Dagli ambienti confindustriali, il vicepresidente vicario di Sicindustria Alessandro Albanese chiede che venga sfruttato al meglio l’accordo di programma, con i venticinque milioni di euro stanziati dal governo nazionale e da quello regionale. “Occorre fare scelte selettive – ha detto proprio al Sole 24 Ore – e avviare lo sviluppo di nuovo modelli produttivi che nascano dal territorio e incoraggino le capacità di diversificazione delle imprese che facevano parte dell’ex indotto. Senza un’idea di sviluppo chiara qualsiasi risorsa economica non potrà mai innescare il processo virtuoso che è invece necessario. Resta auspicabile che la selezione delle schede progettuali dia priorità agli investimenti potenzialmente in grado di creare filiere produttive, prevedendo punteggi premiali per i progetti di reti di impresa”.

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