Via da Gela e una nuova identità dopo aver denunciato gli estorsori, cittadinanza onoraria a Nino Miceli

 
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Gela. Dopo la scelta di denunciare i suoi estorsori, quasi pioneristica

in uno dei periodi più bui nella recente storia della città, ha dovuto lasciare per sempre Gela e da decenni vive sotto falso nome in una località segreta.

La scelta di Nino Miceli. L’amministrazione comunale, adesso, ha scelto di assegnare la cittadinanza onoraria all’imprenditore Nino Miceli. Titolare di una rivendita d’automobili, a cavallo tra anni ottanta e novanta, finì nel mirino dei clan. Doveva pagare la messa a posto per evitare danni all’attività commerciale o, addirittura, conseguenze anche più gravi. Erano gli anni dei morti ammazzati e delle sparatorie per strada. L’agrigentino Miceli disse no e con la sua denuncia fece scattare una maxi inchiesta che, alla fine, ha condotto alla condanna, diventata definitiva, di quasi cinquanta affiliati alle famiglie locali di mafia. Il suo caso è stato preso come punto di riferimento dagli estensori della normativa in materia di supporto alle vittime di richieste estorsive e d’usura.

La cittadinanza onoraria al carabiniere e all’imprenditore. Allo stesso tempo, il sindaco Domenico Messinese ha chiesto il riconoscimento della cittadinanza onoraria anche per il colonnello dei carabinieri Mario Mettifogo, che negli stessi anni delle denunce di Miceli comandava il nucleo operativo e la compagnia dei carabinieri in città. Furono proprio i carabinieri a mettere a segno, in quel periodo, diversi blitz antimafia. Il sindaco, ancora, ha chiesto di conferire la stessa onorificenza anche ad un altro imprenditore. Si tratta di Salvatore Moncada che, titolare di un’azienda impegnata tredici anni fa in un appalto pubblico bandito dal Comune, decise di denunciare chi gli aveva chiesto la messa a posto. Soldi che avrebbe dovuto dare agli esattori dei clan locali per le attività di realizzazione di un impianto di pubblica illuminazione nella zona di Manfria. L’imprenditore, invece, decise di denunciare e i gli estorsori vennero condannati. La richiesta ufficiale del sindaco Messinese è stata inoltrata alla presidenza del consiglio comunale.  

(immagine tratta dal programma d’approfondimento giornalistico “10 domande 10” di Giuseppe D’Onchia)

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