Vigilantes colpito da emissioni in raffineria, perito: “Impianto sicuro non c’era rischio avvelenamento”

 
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Gela. “Furono emissioni accidentali. Può aver sentito l’odore ma non era in una situazione di avvelenamento”. L’ha spiegato il perito nominato dai legali di Eni e degli imputati finiti a processo dopo che negli scorsi anni un ex vigilantes privato venne raggiunto da esalazioni ritenute pericolose. Era in servizio tra gli impianti di raffineria quando fu colpito da un malore. L’ex vigilantes non è più parte civile nel dibattimento, avviato davanti al giudice Tiziana Landoni, ma a processo ci sono manager della multinazionale e responsabili della società privata di vigilanza. Le accuse vengono mosse contro Serafina Paterniti, Bernardo Casa, Michele Viglianisi, Arturo Anania, Raffaele Solbara e Orazio Giampiccolo. “In base al tipo di impianto – ha proseguito il perito – si è trattato di perdite istantanee che non si protraggono per ore, probabilmente causate da una corrosione interna dei tubi”.

In base a quanto descritto dalla docente universitaria, inoltre, proprio quel giorno spirava comunque un intenso vento che avrebbe contribuito a disperdere in atmosfera la fuoriuscita, senza incidere sulle condizioni del vigilantes. Il perito ha risposto alle domande dei legali di difesa e a quelle del pm Tiziana Di Pietro, sostenendo che l’impianto dal quale arrivarono le emissioni è da ritenersi assolutamente sicuro.

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