Villa, piazze e vie intitolate a Garibaldi: il ladro di cavalli che ha saccheggiato il meridione

 
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Gela. Adesso è doveroso elencare alcune eccellenze che esistevano nel Regno delle Due Sicilie, prima che le forze Piemontesi

decidessero di invadere questo popolo civile e proiettato verso fulgide mete. 

Ci teniamo a precisare che i Saoia avevano un rapporto di parentela con i Borboni di Sicilia,  da persone civili, non ci si aspettava una invasione militare senza una dichiarazione di guerra  da parte dei carnefici Tosco-Padani. Il fervore indipendentistico della prima metà dell’ottocento aveva infiammato le anime degli Italiani sottomesso alla dominazione straniera, così anche il popolo Duo Siciliano applaude il “ladro di cavalli” Garibaldi allo sbarco in Sicilia.

Ma appena i Siciliani capiscono che “l’eroe dei due monti” era venuto solo per rubare, e a cui nell’America latina avevano mozzato le orecchia , cominciano a ribellarsi. Questi sono i gruppi di opposizione al regime dei Savoia che i ladri Piemontesi chiamarono briganti e non eroi che volevano solo difendere lo stato in cui vivevano.

Il popolo del nord, alla fine della seconda guerra mondiale chiamò partigiani gli oppositori al regime fascista e li riempì di gloria e di onore per i massacri di civili e di forze armate che provocarono volutamente.

A titolo di esempio ricordiamo solo Cefalonia, le fosse Ardeatine, le foibe Iugoslave e il massacro di tutta la penisola Istriana. Quei liberatori, e perciò capi di governo o presidenti della repubblica, questi briganti e perciò i teschi al museo Lombroso per dimostrare al popolo Italiano barbaro la bravura dell’antropologo  nordista Lombroso. Museo tuttora aperto a Torino e visitato dagli Italiani caproni. Conoscere più da vicino il Generale Garibaldi, eroe dei due mondi, è un modo per permettere ai pennivendola meridionali di come fanno schifo ad esaltare un uomo di tale scelleratezze ed i comuni meridionali a vergognarsi ad avere titolato piazze e via ad un miserabile di tale scelleratezze. Nasce a Nizza nel 1807 e muore a Caprera 1882 e, come scrive Antonio Ciano nel suo testo “I Savoia e il massacro del sud”, era un uomo non alto e pieno di reumatismi, camminava quasi curvo e dovevano alzarlo in due per farlo montare a cavallo. Portava i capelli lunghi , perché violentando una ragazza questa gli stacco parte di un orecchio. Oggi lo si chiamerebbe delinquente terrorista o mercenario. Nel 1835 tentò un’insurrezione a Genova contro il Piemonte; scoperto riuscì a fuggire in Francia. Processato in contumacia a Genova, fu condannato a morte per alto tradimento dal governo piemontese.

Nel 1835 fuggi in Brasile, considerato una specie di Eldorado degli emigranti piemontesi che in patria non trovavano lavoro, ed erano tantissimi, da lì e dalle altre province del nord, ogni anno un milione di emigranti raggiungevano le terre sudamericane.

Visse come un corsaro e imitò i grandi pirati del passato assaltando navi, saccheggiando e, come dice Denis Mack Smith a pagina 14, si abituò a vedere nei grandi proprietari della pampas un tipo ideale di persona della pampas. Al diavolo la lotta di classe! Il denaro era più importante diciamo noi.

Disse di Pio IX “un metro cubo di letame” in quanto lo riteneva acerrimo nemico dell’Italia e dell’unità. Sosteneva che il Papa fosse la figura più nociva dell’umanità e se esistesse o sorgesse una società del demonio, che combattesse dispotismo e preti, mi arruolerei nelle sue file e noi pennivendoli da strapazzo l’abbiamo santificato. Questo il Garibaldi che noi incontriamo alla villa comunale, nelle piazze e vie della nostra città, per non dimenticare.

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