Volevano i soldi dal titolare di un bar, la presunta spedizione punitiva: il caso in Cassazione

 
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Immagini di repertorio

Gela. Saranno i giudici romani della Corte di Cassazione a decidere sui ricorsi presentati dagli imputati, accusati della spedizione punitiva contro il titolare del bar Duomo, a ridosso di piazza Umberto I. L’esercente si oppose alla presunta richiesta di cinquecento euro al mese, che avrebbe dovuto garantire al gruppo, evitando ritorsioni e danneggiamenti. In primo e in secondo grado, le condanne vennero pronunciate contro Catalin Toma, a quattro anni di reclusione, Adrian Uncureanu, Nuccio Rinzivillo e Giuseppe Cannizzo, a tre anni e un mese di detenzione, Roberto Di Stefano ed Emanuele Cannizzo, a tre anni, e Giuseppe Rinella, a sei mesi. In base alla ricostruzione dell’accusa, gli imputati si scagliarono contro l’esercente che riuscì a trovare rifugio all’interno di un’altra attività commerciale della zona. Il tentativo degli imputati venne sventato dall’arrivo di una pattuglia della guardia di finanza, che transitava proprio in centro storico.

La spedizione punitiva. I difensori, in giudizio, hanno contestato la ricostruzione fornita dal titolare del bar che, stando alla loro linea, solo qualche ora prima aveva a sua volta aggredito uno degli imputati, all’interno di una pizzeria sul lungomare Federico II di Svevia. Le difese, inoltre, hanno messo in dubbio anche l’identificazione degli aggressori. L’esercente al centro della vicenda si è costituito parte civile, con il legale Alfredo D’Aparo. Nel pool di difesa, invece, ci sono gli avvocati Carmelo Tuccio, Dionisio Nastasi, Maurizio Scicolone, Francesco Bellino e Giovanni Bellino.

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