Volevano soldi per contabilizzare i lavori, parla un ex manager Sudelettra

 
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L'area della raffineria Eni di contrada Piana del Signore

Gela. Presunte richieste di soldi, di “benefit”, ma anche di materiali per lavori domestici. Le “sollecitazioni” sarebbero partite non appena i responsabili di Sudelettra misero piede in raffineria, nel novembre di tredici anni fa. “La prima richiesta esplicita giunse da Rocco Romano – ha spiegato in aula l’ex direttore generale dell’azienda lucana – l’incontro avvenne all’interno di una cabina elettrica. Mi disse che insieme a lui c’erano Giacomo Iozza e Salvatore Minacapelli, che però dopo poche settimane vennero trasferiti in altri settori della raffineria. Romano mi invitò anche a cena per spiegarmi come funzionasse il sistema che avrebbe consentito all’azienda vantaggi nella contabilità, dietro però il pagamento di almeno il trenta per cento del maggiore importo contabilizzato. Non ho mai accettato”. I pm della procura contestano l’accusa di tentata estorsione a responsabili tecnici di Eni, che in quel periodo erano in servizio in raffineria. Dopo l’inchiesta, alcuni di loro vennero licenziati. A processo, sono finiti Rocco Romano, Cono Maugeri, Alberto Scibetta, Giacomo Iozza, Vincenzo Izzia e Salvatore Minacapelli.

I soldi chiesti a Sudelettra. “Le sollecitazioni maggiori arrivavano ai capocantiere della nostra azienda, che erano quotidianamente presenti in raffineria – ha spiegato il testimone rispondendo alle domande del pm Pamela Cellura e dei difensori degli imputati – ricordo che nel 2007 Cono Maugeri bloccò contabilità per 45 mila euro, chiedendo il pagamento di 5 mila euro, soldi che dovevano andare a lui. Noi non pagammo e perdemmo quei 45 mila euro”. Per i pm della procura, le richieste andavano oltre i semplici pagamenti in denaro, così come confermato dal testimone. “Alberto Scibetta – ha proseguito – chiese che gli acquistassimo, a nostro spese, mattoni che avrebbe utilizzato nella sua villetta”. I difensori, però, escludono che in fabbrica gli imputati avessero creato una sorta di sistema parallelo, imponendo il pagamento di denaro, come condizione per contabilizzare l’importo dei lavori e autorizzare i versamenti. Nel corso delle precedenti udienze, sono stati prodotti i tabulati informativi del sistema interno Sap di Eni, quello utilizzato per la contabilizzazione dei lavori e i successivi pagamenti, che invece proverebbero la regolarità delle procedure. Per i difensori, quindi, nessun ritardo “punitivo” ai danni della Sudelettra. Furono però i referenti locali dell’azienda lucana, dopo alcuni anni, a denunciare quanto sarebbe accaduto tra gli impianti della fabbrica di contrada Piana del Signore. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Gagliano, Flavio Sinatra, Fabrizio Ferrara, Rocco Guarnaccia, Vincenzo Vitello e Giusy Troni.

1 commento

  1. Se ancora qualcuno si chiede come sia stato possibile che la raff. Di gela abbia chiuso i battenti, questo e uno dei moltleplici motivi

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